Biografia
S.E. Mons. Giacomo Morandi è nato a Modena il 24 agosto 1965. Ha conosciuto don Divo Barsotti, decidendo di essere membro della Comunità dei Figli di Dio. Entrato nel Seminario diocesano, ha seguito i corsi di preparazione al Sacerdozio ministeriale presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia; è stato poi inviato a Roma dove ha conseguito la licenza in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico e, successivamente, il dottorato in Missiologia ottenuto all’Università Gregoriana.
È stato ordinato Sacerdote l’11 aprile 1990 per l’Arcidiocesi di Modena-Nonantola, dove è incardinato. Ha ricevuto l’Ordinazione episcopale il 30 settembre 2017 nella Basilica Metropolitana di Modena.
Il 10 gennaio 2022 è stata pubblicata la nomina a Vescovo di Reggio Emilia – Guastalla.
Mons. Giacomo Morandi ha ricoperto i seguenti incarichi:
- 1993-1996: Vicario Parrocchiale a Fiorano Modenese (Modena);
- 2005-2009: Vicario Episcopale per l’Evangelizzazione e la Cultura;
- Dal 1993 Docente di Sacra Scrittura presso lo Studio Teologico Inter- diocesano di Reggio Emilia e all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Modena;
- Dal 1996 Direttore dell’Ufficio Diocesano del Servizio Biblico;
- Dal 2002 Assistente Spirituale dell’Associazione Medici Cattolici;
- 2010-2015: Vicario Generale di Modena-Nonantola e Canonico Arciprete del Capitolo Metropolitano;
- 2015-2017: Sottosegretario della Congregazione per la Dottrina della Fede:
- 2017-2022: Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Lo stemma
Lo stemma dell’Arcivescovo Giacomo Morandi si compone di quattro parti con al centro – in cuore – la croce di San Geminiano patrono principale dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola e con i colori caratteristici – giallo e blu – della città di Modena.
Nel primo riquadro il Libro aperto della Parola di Dio al quale ogni credente attinge per avere luce e forza per camminare secondo la volontà di Dio. Colui che è chiamato ad essere pastore del popolo di Dio è il primo uditore e servo di questa Parola vero e autentico nutrimento del popolo a lui affidato.
A fianco del Libro, un Gufo i cui occhi grandi gli permettono di vedere anche e soprattutto nella notte. È il simbolo di colui che vigilia – del monaco – che nella contemplazione orante della Parola riesce ad intuire la volontà del suo Signore, acquisisce quella sapienza del cuore che non è semplicemente il frutto del suo studio e della sua competenza, ma dono che scaturisce dall’intimità e dall’amicizia con il Signore Gesù Cristo al quale ha consegnato la sua vita. Ogni credente è chiamato a questa intimità che gli dischiude il significato della sua esistenza e lo rende capace anche nella notte della prova, di intravedere le tracce e i segni della presenza del Risorto.
Nel terzo riquadro a sinistra la Stella simbolo della Vergine Maria che ha accolto e meditato nel suo cuore la Parola divenendo Madre. In lei Madre di Cristo, ogni discepolo ha il modello permanente di come ci si pone nei confronti della Parola di Dio: una Parola accolta e meditata che riempie di fecondità e benedizione la vita di ogni battezzato.
Infine, nel quarto riquadro la barca con una rete con sette pesci. È l’immagine della Chiesa inviata ad evangelizzare. I sette pesci esprimono pienezza e universalità. La scena evangelica a cui si allude è quella descritta in Gv 21. I discepoli guidati da Pietro ritornano senza aver preso nulla, il Signore risorto va loro incontro e li invita ad uscire di nuovo a pescare e questa volta la pesca è sovrabbondante. Il racconto ha un’intensa coloritura eucaristica. Il Signore risorto visita la sua Chiesa in ogni Eucaristia celebrata: è da questo incontro che la Chiesa trae la fecondità della sua missione e la certezza che è il Signore a guidare la sua Chiesa che mai rimane orfana e sola.
Il motto
Il motto dello stemma è parte del colloquio tra il Signore risorto e Simon Pietro dopo la pesca miracolosa. Un Simon Pietro addolorato ma infine redento, dice al suo Signore che Egli conosce tutto, cioè conosce la sua debolezza e fragilità. Attraverso questa esperienza Pietro ha compreso che potrà pascere il popolo di Dio non perché possiede qualità che lo innalzano, ma perché anche lui è stato salvato da quel Signore a cui, in quell’ultima sera, aveva promesso – non senza orgoglio – di donare la vita. Ora Pietro, redento, amato e infine umile, confessa l’amore per il suo Signore, fondamento del suo servizio incondizionato ai fratelli.
Discorsi e interventi
- Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù – (19.06.2023)
- Festa della Natività della B.V. Maria – (12.09.2023)
- «Rendere ragione della speranza che è in noi» – (26.01.2022)
- «La nostra capacità di preghiera, ascolto e pazienza per custodire il dono della comunione» – (26.01.2022)
- “Un cuor solo e un’anima sola”. Lettera alla Diocesi, anno pastorale 2022-23 – (24.09.2022)
- Omelia nella Solennità di San Prospero – (24.11.2022)