Omelia nel venerdì della IV settimana di Quaresima. Messa di suffragio per tutte le vittime della pandemia e per tutti i defunti che non hanno potuto avere il funerale
Reggio Emilia, Cappella del Cimitero Monumentale
Cari fratelli e sorelle,
il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato (Sal 34,19). Pochi istanti fa abbiamo pregato con questo versetto del Salmo, significativo come non mai: in questa preghiera infatti si raccoglie il senso di questa celebrazione eucaristica che è una discesa dal Cielo di Dio che si fa carne per essere in mezzo a noi. Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato.
Ho desiderato tanto la celebrazione di oggi in questo luogo, perché sono partecipe della grande sofferenza del nostro popolo. Innanzitutto della sofferenza delle persone che vivono negli ospedali, le quali, pur testimoni di una dedizione enorme dei medici, dei paramedici e del personale, vivono necessariamente isolati nella solitudine. Non possono essere accostati, non possono ricevere le visite dei famigliari. Anche i contatti con i medici sono molto difficili e quasi inesistenti dal punto di vista della comunicazione. Ma la cosa più triste e più difficile da accettare è che le persone malate che si aggravano e muoiono, muoiono sole. La solitudine nella morte, nel momento del passaggio, è una delle cose più terribili. Vorremmo che qualcuno ci tenesse la mano, vorremmo che qualcuno fosse lì a sostenerci in questo momento così doloroso. Eppure in queste settimane centinaia e centinaia di persone sono morte sole.
È vero: si muore sempre soli in un certo senso, perché chi è in questo mondo non può accompagnarci nell’altro. È anche vero allo stesso tempo che sempre, nel momento del passaggio, Maria Santissima, San Giuseppe e i Santi che abbiamo invocato durante la nostra vita, ci fanno compagnia e ci rendono più facile questo passaggio. Dobbiamo perciò prepararci per tempo al momento della nostra morte, attraverso l’invocazione dei Santi.
C’è un altro momento ancora che è molto difficile: ed è quello della sepoltura. Purtroppo le restrizioni che ci sono state imposte ci impediscono di celebrare l’eucarestia per accompagnare i nostri parenti e amici al Cielo. Addirittura ci impediscono di accompagnarli alla loro sepoltura.
Per tutte queste ragioni oggi celebro la Santa Messa qui presso la Cappella del cimitero, per far sentire a tutti, soprattutto ai genitori, ai parenti, agli amici, ai figli e ai fratelli di coloro che sono morti, che essi non sono stati abbandonati. La preghiera del popolo cristiano li accompagna.
San Paolo ha scritto: non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via (1Tim 6,7), riecheggiando le parole di Giobbe: nudo uscii dal grembo di mia madre e nudo vi ritornerò (Gb 1,21). Ma nello stesso tempo, tutti noi ci sentiamo fortemente legati ai nostri parenti, ai nostri amici, ai nostri defunti, a coloro che sono passati di là, e vogliamo perciò che la comunità cristiana si ricordi di loro, preghi per loro e li accompagni.
Certamente verrà il tempo in cui potremo tornare a celebrare l’eucarestia con il popolo. Verrà il tempo perciò anche del suffragio eucaristico per questi defunti. Ma ho voluto che ci fosse già in questo tempo, nel pieno della pandemia, un momento in cui tutta la comunità si sentisse accomunata e ricordata nella celebrazione della Santa Messa.
Amen.