Omelia per la Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. Solenne chiusura del Giubileo Straordinario della Madonna della Ghiara; ammissione di dieci candidati al ministero diaconale; conferimento dell’ordine del diaconato a Marco Gandolfi e a Mauro Volponi
Basilica della Ghiara, Reggio Emilia
Cari fratelli e sorelle,
stiamo celebrando, nel cuore del tempo di Avvento, una solenne liturgia nella quale si concentrano tre avvenimenti importanti.
Oggi, nella solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, in quanto vescovo di questa Città, dichiaro chiuso il Giubileo Straordinario della Madonna della Ghiara, inaugurato, per concessione di papa Francesco, il 29 aprile scorso, nell’anniversario del miracolo di Marchino.
Ma quello di oggi è anche il giorno di festa in cui ben dieci nostri fratelli sono stati ammessi tra i candidati al diaconato permanente e a due nostri fratelli, Marco e Mauro, fra pochi istanti, per l’imposizione delle mie mani, sarà conferito l’ordine del diaconato.
Il mio pensiero e il mio saluto più affettuoso va quindi innanzitutto a voi, che avete riconosciuto nella vostra vita i segni di questa speciale vocazione, e alle vostre famiglie che vi accompagnano e vi sostengono. I diaconi permanenti, così numerosi nella nostra Chiesa diocesana, sono, accanto e insieme ai presbiteri, i più preziosi collaboratori del vescovo: attraverso di loro infatti egli può essere presente negli ambienti più diversi e raggiungere un maggior numero di persone. Voi, cari fratelli, siete a titolo speciale “l’orecchio, la bocca, il cuore e l’anima del vescovo” – per usare una felice espressione della Tradizione antica della Chiesa che ho ripreso nella mia Lettera Pastorale di cinque anni fa a voi dedicata.
Il cammino di Marco e Mauro, così come il ministero che svolgeranno, si innestano oggi nel mistero di Maria Immacolata e si legano per sempre alla Madonna della Ghiara, venerata in questo santuario. Guardando a Lei, cari Marco e Mauro, potrete approfondire e riscoprire sempre più il senso profondo della vostra chiamata.
Permettetemi perciò di riprendere alcune espressioni del Vangelo che abbiamo ascoltato: esse parlano specialmente a voi, cari ordinandi, e c’insegnano ad essere “servitori del Signore”, come voi chiedete di essere. Ma il Vangelo, come sempre, parla anche a tutti noi qui presenti questa sera e ci offre insegnamenti decisivi per il cammino della nostra vita.
Innanzitutto meditiamo le parole dell’angelo Gabriele a Maria: Rallegrati, poiché il Signore è con te (cf. Lc 1,28). Non temere, poiché hai trovato grazia presso Dio (cf. Lc 1,30). Gioia e libertà – che è il contrario della paura – rappresentano il contenuto dell’annuncio del Vangelo, il dono supremo che viene dalla fede. La gioia e la libertà dei cristiani non sono un sentimento fluttuante, sono piuttosto degli stati interiori di vita. Trovano il loro fondamento esclusivamente in un’azione di Dio nei nostri confronti: egli ci dice di essere con noi e per noi, ci mostra di essersi avvicinato a noi. Egli è il Dio vicino, che ci ama e vuole donarci sempre la sua grazia, anche quando non la meritiamo. Egli è Dio: per lui nulla è impossibile (Lc 1,37), e le sue azioni e i suoi pensieri sono assoluta benevolenza nei confronti degli uomini. Questo annuncio è la positività suprema, che niente e nessuno può scalfire o annullare.
E qual è l’atteggiamento giusto, la risposta più conveniente e più umana di fronte a questo messaggio? Impariamo la risposta dalle parole di Maria: Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38). Maria dice serva nel senso di “schiava”: come quegli schiavi i cui occhi sono rivolti alla mano dei loro padroni nell’attesa di un loro cenno, di cui parla il Salmo (cf. Sal 123,2). Questi schiavi sono il simbolo del credente, i cui occhi sono rivolti a Dio, affinché di noi abbia pietà (cf. Sal 123,2). Maria è serva nel senso che Ella ha consegnato tutta la sua vita a Dio, dicendo sì al progetto che il Padre aveva per Lei. Un sì senza riserve, senza attesa di ricompensa, finalizzato esclusivamente alla gloria umana di Dio. Ecco l’insegnamento che viene da questa pagina evangelica: Dio ci ama e noi siamo chiamati a lavorare per il suo progetto, abbracciando la nostra vocazione. In quest’obbedienza, fatta di continuo servizio, sta la nostra felicità.
Nel Vangelo abbiamo inoltre ascoltato l’angelo Gabriele rivolgersi a Maria con le parole: piena di grazia (Lc 1,28) – parole per noi familiarissime, in quanto poste all’inizio di una delle preghiere più note e più amate della Chiesa. L’espressione piena di grazia riguarda il contenuto più profondo della festa che oggi celebriamo: il mistero dell’Immacolata Concezione di Maria. La Chiesa crede che Ella è stata riempita dalla grazia (questo il senso letterale delle parole in greco del Vangelo) fin dall’inizio della sua vita, fin dall’istante del suo concepimento. Oggi questa verità di fede è una realtà spesso dimenticata o addirittura, in alcuni casi, negata. Ma si tratta di una verità irrinunciabile, a cui dobbiamo sempre tornare, poiché tra l’Immacolata Concezione della Madre e il mistero dell’Incarnazione del Figlio sussiste un legame strettissimo.
La nascita di Maria “senza peccato originale” è relativa alla nascita di Gesù, non è la conseguenza di un merito di Maria. Ella fu liberata dalla colpa d’origine: tra i suoi occhi e la luminosità di Dio non vi era alcun impedimento. Questo fu il privilegio di Maria. Eppure ogni sua scelta – il sì all’Annuncio di Gabriele, la sua cura e la sequela di Gesù – è sempre stata un atto libero e umano.
In Maria, “capolavoro dello Spirito Santo” (cf. CCC 721), vediamo la pienezza di ciò che è umano. È la stessa pienezza cui ciascuno di noi è chiamato. Vediamo in Maria una donna e una madre che, pur dentro le contraddizioni e le fatiche di ogni giorno – pensiamo alla fuga in Egitto! Pensiamo al Calvario! – decide di amare sempre l’opera di Dio più dei propri progetti. Per questa ragione, per il suo sì continuo ed incondizionato, Maria è pienamente “Donna”, “Nuova Eva” e “Madre della Chiesa”.
Cari padri della Ghiara, custodi di questo meraviglioso Tempio tanto caro alla nostra Città,
al termine di questo Anno Santo desidero ringraziarvi di cuore, a nome della Diocesi, per il vostro servizio durante questi mesi giubilari. Avete accolto numerosi pellegrini, siete stati sempre disponibili per il sacramento della Penitenza, e avete introdotto tante persone alla contemplazione del volto di Maria e alla riscoperta della loro fede. Per Mariam ad Jesum: Maria ci porta sempre a Gesù. Potremmo anche dire che Maria ci porta Gesù, ci dona il Salvatore.
Impariamo da Lei, e chiediamole che i semi di bene, seminati nella terra delle nostre anime durante questi mesi di grazia e di giubilo, possano crescere e portare abbondanti frutti. Chiediamo alla Madonna della Ghiara di continuare a vegliare sulla nostra Città e sulla Diocesi tutta, di benedirci e di accompagnare fino alla fine il cammino delle nostre vite. Amen.