Omelia per la Messa in Coena Domini
Cattedrale di Reggio Emilia
Cari fratelli e sorelle,
con questa liturgia facciamo memoria della Cena prima della quale Gesù lavò i piedi ai suoi discepoli e in cui istituì l’Eucaristia. I due eventi sono profondamente connessi tra loro. Entrambi dimostrano la grandezza e la concretezza dell’amore di Dio per l’uomo. Entrambi ci rivelano che l’amore è donazione di sé. Se la lavanda dei piedi è un esempio (cf. Gv 13,15), l’Eucaristia è una realtà, il dono della presenza di Cristo stesso, che dà vita e forma alla comunità cristiana e di cui la Chiesa è depositaria per tutto il tempo della storia.
Lavando i piedi dei suoi discepoli, Gesù compie un atto che era proprio dei servi. Egli depone le sue vesti (cf. Gv 13,4), cioè il segno della sua dignità, e si cinge di un asciugamano attorno alla vita (cf. Gv 13,4), come fosse un garzone qualsiasi. Per compiere il gesto della lavanda dei piedi, il Signore si inginocchia davanti ai Dodici (che dobbiamo immaginare seduti a mensa). Vorrei che contemplassimo in profondità questa immagine e che la lasciassimo entrare e sedimentare nel nostro cuore: Dio si inginocchia dinanzi all’uomo, e lo serve. Il Figlio di Dio fatto carne compie per i suoi amici il gesto più umile e più semplice, scandalosamente sconveniente, rivelando così la loro altissima dignità e la loro preziosità ai suoi occhi. Gesù ama ciascuno di noi fino a questo punto: egli umilia veramente se stesso (cf. Fil 2,8) per stare accanto a noi e per insegnarci ad amarci l’un l’altro, come egli ha amato noi (cf. Gv 15,12).
Nella pagina di Vangelo che abbiamo ascoltato ci sono altri due elementi che vorrei sottolineare. Innanzitutto Giovanni ci dice che Gesù compì il gesto di lavare i piedi dei suoi discepoli poiché sapeva che era venuto da Dio e che a Dio ritornava (Gv 13,3). La coscienza che Gesù aveva di se stesso è un elemento di fondamentale importanza per noi: egli poteva essere veramente libero ed era capace di amare fino alla fine (Gv 13,1) perché sapeva che ogni momento della sua vita era sorretto e accompagnato dal rapporto con il Padre. E il Padre è il mistero della libertà e dell’amore: conoscerlo e vivere la vita con il pensiero e lo sguardo continuamente rivolti a lui, significa pace, gioia, coraggio, anche dentro le difficoltà. Questa è l’esperienza di Gesù; questa è l’esperienza dei santi.
Come abbiamo ascoltato, l’apostolo Pietro non vorrebbe farsi lavare i piedi da colui che egli riconosce come suo Signore e Maestro (Gv 13,13). Pietro si scandalizza e oppone resistenza; fatica ad accettare che Gesù si comporti in un modo che lui ritiene inadeguato. Il gesto della lavanda dei piedi è in realtà un’anticipazione, una “spiegazione previa” del sacrificio massimo di sé, che Gesù compirà di lì a poche ore, accettando la flagellazione, salendo sulla croce e morendo incoronato di spine. Anche in quei momenti Pietro opporrà resistenza: rinnegherà di conoscere Gesù e non sarà presente sotto la croce. Pietro, e così ciascuno di noi, non vuole accettare l’inermità di Dio, l’umiltà, le umiliazioni e la pazienza che sono necessari per amare. Gesù, lavando i piedi ai suoi, ha voluto lasciare un esempio, un insegnamento fondamentale per la comunità cristiana: perché anche voi facciate come io ho fatto a voi (Gv 13,15). L’imitazione del Maestro diventa così per ciascuno di noi la strada privilegiata per imparare l’amore vero e pieno, che solo Cristo conosce e può realizzare in noi.
Desidero ora dire una parola sull’Eucaristia: questa sera infatti facciamo memoria della sua istituzione. Durante la cena Gesù prende del pane, rende grazie e lo spezza (cf. 1Cor 11,24). Poi dice, in riferimento al pane: Questo è il mio corpo, dato per voi (1Cor 11,24). Dicendo “Questo è” Gesù non compie un gesto simbolico. Egli realmente cambia la sostanza di quel pane, trasformandola nella sua carne, nel suo corpo. Lo stesso accade con il vino contenuto nel calice, segno della nuova alleanza (cf. 1Cor 11,25): esso diventa veramente il sangue di Gesù. Nell’Eucaristia è presente in modo misterioso, ma realissimo, la persona di Gesù nella sua interezza.
Il sacrificio di Gesù è accaduto una volta per sempre sul monte Golgota, alle porte di Gerusalemme, duemila anni fa. Ma questo avvenimento, oltre ad essere il più grande della storia, è anche il senso di ogni momento della storia degli uomini. Al di fuori della morte e della risurrezione di Gesù non c’è alcuna speranza di salvezza, non c’è alcuna àncora che consenta alla nostra vita e alle nostre gioie di durare, non c’è alcuna possibilità di senso per le nostre fatiche e i nostri dolori. Per questa ragione, Gesù ha voluto che la Chiesa, attraverso i suoi sacerdoti, ripetesse ogni giorno i medesimi gesti che ha compiuto lui durante l’Ultima Cena. San Paolo, nella seconda lettura, ci ha detto: ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga (1Cor 11,26). Ogni volta che celebriamo, durante la messa, l’Eucaristia; ogni volta che ci comunichiamo, ricevendo il Corpo di Cristo, noi entriamo nel mistero della redenzione del mondo, realizzato da Cristo con il sacrificio di sé. Questo mistero, che non giunge al suo compimento senza la passione, e cioè senza la sofferenza e il dolore, è un mistero d’amore e di positività. Gesù infatti è già passato, prima di noi, per la via della Croce; ha “spezzato il suo corpo” e “versato il suo sangue”; con la sua risurrezione ha vinto la morte, è entrato nella vita nuova che non passa. Egli ci precede. Inoltre, Gesù Cristo viene verso di noi ed è continuamente presente, attraverso i sacramenti, nella vita della Chiesa e nel cuore dei credenti. Ci accompagna e ci sostiene in ogni passo del nostro cammino.
Cari fratelli e sorelle, decidiamo di imitare Gesù nella lavanda dei piedi, e così impareremo ad amare. Decidiamo di ricevere Gesù nell’Eucaristia, e così egli abiterà dentro di noi, ci darà la forza di attraversare ogni difficoltà, vincendo ogni paura. Ci farà sperimentare, già ora in questa vita, la potenza della sua risurrezione, che è promessa a ciascuno di noi. Amen.
+ Massimo Camisasca