Omelia nella messa per l’inizio del nuovo anno accademico
Reggio Emilia, cripta della Cattedrale
[Sig. Pro-Rettore per la sede di Reggio, professor Riccardo Ferretti],
Carissimi studenti, insegnanti, collaboratori della nostra università,
questa celebrazione vuole essere una richiesta a Dio di benedizione per l’anno di studi accademici che avete da poco cominciato e per le vostre vite. Gli anni dell’università sono una tappa importante dell’esistenza, anni in cui si pongono le basi del futuro e nei quali il volto di una persona può prendere la sua fisionomia adulta. Inoltre sono anni di bellezza, ricchi di scoperte, di impegno, di conoscenze, di condivisione.
Come sapete, quest’anno ricorre il secondo centenario della nascita di padre Angelo Secchi, illustre figlio della nostra città di Reggio Emilia e grande scienziato noto in tutto il mondo. Vorrei riprendere alcuni tratti della sua figura, dai quali possiamo trarre importanti insegnamenti per la nostra vita e per il vostro lavoro di studenti.
Angelo Secchi all’età di quindici anni entrò nella Compagnia di Gesù a Roma. Questo importantissimo astrofisico era quindi un uomo di profonda fede e un religioso. Non mi sembra un dato irrilevante, da dare per scontato. Padre Secchi con la sua vita e il suo esempio ci mostra una via capace di coniugare tra loro fede e ragione, fede e tecnica, fede e ricerca scientifica. Egli vedeva e soprattutto scopriva attraverso le sue ricerche l’armonia che regge l’universo e che ci è accessibile sia attraverso l’indagine della natura sia attraverso la fede nella rivelazione che Dio ha fatto di se stesso e del suo mistero attraverso la Storia sacra. Queste due vie per lui erano un’unica via e con essa egli identificò tutta la sua vita.
Nel 1848, all’età di trent’anni, a causa dei moti insurrezionali dovette emigrare da Roma: raggiunse prima l’Inghilterra e poi si stabilì a Washington. La sua carriera di astronomo cominciò proprio qui, nell’osservatorio della Georgetown University. Questa difficoltà, la necessità di emigrare, fu in realtà provvidenziale. Il tempo trascorso all’estero infatti gli consentì di entrare in contatto con numerosi scienziati e di aggiornarsi sugli sviluppi della fisica. Come non vedere in questo passaggio la mano di Dio, che a partire da una situazione di disagio e dalla richiesta di un sacrificio – tale è la necessità di abbandonare la propria città e di cambiare radicalmente le proprie abitudini – sa costruire cose grandi, utili e buone?
Nel 1849 rientrò a Roma e fino alla morte fu direttore dell’osservatorio astronomico e meteorologico del Collegio Romano. Si occupò così non solo di astronomia, ma anche di magnetismo, meteorologia e misure geodetiche. Fu anche un inventore: si deve infatti a lui il meteorografo (strumento che consentiva la registrazione a distanza di temperatura, pressione, umidità, direzione del vento, velocità del vento e quantità di pioggia). Fu in particolar modo un appassionato studioso del Sole e delle stelle: fu il primo a classificarne ben 4.000 in base ai loro spettri fondando così di fatto la moderna astrofisica. (Prima di lui l’astronomia era misurare la posizione dei pianeti e delle stelle. Egli ha invece guardato all’astronomia dal punto di vista di un fisico. Non si chiese dove sono questi oggetti, ma si chiese che cosa sono). Pensò quindi ad una “trattazione unitaria” delle forze fisiche su scala universale. Anche questo è un dato molto importante. Egli lo dimostrò attraverso la ricerca scientifica. Ma di questa stessa unità parla tutta la Sacra Scrittura, ad esempio nella prima pagina del Vangelo di Giovanni, dove sta scritto che nel Logos tutte le cose sono state create (cf. Gv 1,3). Tutto, le realtà di cui abbiamo quotidiana esperienza, ma anche quelle macroscopiche e quelle microscopiche, ci parla del Logos divino.
Secchi fu coinvolto anche nell’organizzazione e nella gestione dello Stato pontificio e dovette così occuparsi di acquedotti, sanità, clima ed elettricità. Quante cose può realizzare una sola persona! E quante cose diverse tra loro! Certamente il padre Secchi ebbe in dono da Dio importanti talenti intellettuali. Me se egli poté far tanto nella sua vita, ciò è dovuto anche alla decisione del suo impegno personale. Rimanga questa esortazione per ciascuno di noi: decidiamo di impegnarci con tutto noi stessi nel nostro lavoro e nei nostri studi! Solo così potremo scoprire a fondo la qualità dei doni che Dio ha fatto alla nostra persona. Solo così potremo portare un contributo alla storia del mondo.
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Oggi, 22 ottobre, ricorre la memoria liturgica di san Giovanni Paolo II. Tutti noi qui presenti abbiamo nella mente qualcosa di lui, quantomeno il suo volto. Ma molti tra voi erano troppo piccoli negli anni in cui questo grande papa era ancora in vita. Io personalmente ho avuto la grazia di conoscerlo molto da vicino e di frequentarlo spesso. Giovanni Paolo II è una grandissima figura, un santo a noi vicino. Ve lo indico e vi invito a scoprirlo, a conoscere la sua biografia, a leggere i suoi testi, a guardare i numerosissimi filmati che lo ritraggono.
In particolare vi consiglio di leggere una delle sue lettere encicliche, scritta nel 1995, che può esservi molto utile durante questi anni di studio. Il titolo è Fides et ratio e tratta del rapporto tra la fede e la ragione, una questione di capitale importanza! Un tema importante per ciascuno di voi, sia che studiate materie scientifiche, umanistiche, artistiche… Il testo si apre con questa frase: “La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità” (FR 1). Potremmo spendere molte ore a commentare questa frase. Basti qui ricordare un punto, che mi sembra essere essenziale e centrale: l’uomo desidera conoscere la verità – questa è un’esperienza che facciamo tutti continuamente. Tutti vogliamo sollevare il velo che avvolge le cose, i rapporti profondi tra le persone, per poter vedere più in profondità. Tale conoscenza, quando è possibile, è un innalzamento, un viaggio verso l’alto, per compiere il quale la ragione è sicuramente un’ala. Nobile, ma limitata, e a volte fallace. Cari studenti, non possiamo entrare nel cuore del mondo con la sola ragione: troppe sono le cose che ci sfuggono, troppo faticoso sarebbe il cammino. E poi il mistero che ci sta davanti è infinitamente più grande di noi. La ragione invece è limitata, come noi siamo limitati. Ma abbiamo una fortuna, o meglio, una grazia: quella di essere stati raggiunti dal messaggio di Gesù. Ci è stata donata la fede ed essa porta con sé un’infinità di conoscenze. Accettandola, facendole spazio nel nostro cuore, siamo aiutati a conoscere la verità. La fede ci offre un punto di vista sul mondo (il punto di vista di Dio!), ci rende più intelligenti, capaci di sguardi più ampi. Sicuramente essa ci rende più umili. La fede poi non è in contraddizione con tutto ciò che la ragione può scoprire o dimostrare. Ce lo testimoniano tantissimi uomini di scienza, come appunto padre Angelo Secchi. Ce lo testimoniano soprattutto i santi: la conoscenza che viene dalla fede ha riempito le loro vite, senza mai svilirli nella loro umanità e nella loro ragione. Anzi, la loro umanità, nell’incontro con la fede, ne è uscita esaltata, e tante volte sono stati capaci di atti di carità e di genialità che la ragione sola non può generare.
Affidiamo il nostro cammino e l’anno accademico a san Giovanni Paolo II e insieme a lui a Maria, la madre di Gesù, Sede della Sapienza.
Amen.