Omelia nella II domenica di Avvento
Cattedrale di Reggio Emilia
Cari fratelli e sorelle,
in questa seconda domenica di Avvento la liturgia ci presenta, attraverso questa pagina splendida del profeta Baruc (cf. Bar 5,1-9), la realtà della Chiesa. Baruc ci parla di Gerusalemme nel momento della fine dell’esilio: finalmente dopo tanti anni Israele può tornare nella sua terra, nella città di Davide! Ma il profeta non si ferma solamente a cantare la gioia del ritorno in patria: egli vede che tutti i popoli del mondo guardano a Gerusalemme (cf. Bar 5,5). Egli vede perciò il Monte Sion circondato di luce, come una donna adorna di vesti splendide che porta sul capo una corona, venerata e ammirata da tutti per la sua bellezza (cf. Bar 5,1-3).
Vorrei ci chiedessimo questa sera: quale idea abbiamo della Chiesa? Certamente essa in questo periodo sta vivendo un momento drammatico e di grande purificazione. Ma possiamo fermarci soltanto sulle difficoltà della sua storia per comprendere a fondo il mistero della Chiesa? Senza dubbio tanti sono i momenti in cui la sua storia è segnata drammaticamente dall’invadenza del demonio. I grandi santi hanno sempre dovuto ricordare ai cristiani che la vita è una battaglia e che noi dobbiamo combattere fortemente la presenza del diavolo e tutti i frutti velenosi della sua opera. Ma tutto ciò non toglie mai luminosità alla realtà della Chiesa. Vorrei invitare anche voi questa sera, avvicinandosi il Natale, a purificare il vostro sguardo sulla Chiesa e a vedere in essa veramente il Corpo del Figlio di Dio fatto carne, il frutto maturo del troco di Iesse, la fioritura definitiva del re Davide.
La Chiesa è santa anche se è fatta di peccatori. La Chiesa infatti è il mondo che si converte a Cristo. Essa porta dietro di sé tutti i peccati dei suoi figli, le loro colpe, i loro dubbi, le loro incertezze. Tutto ciò deriva dalla precarietà della condizione umana dei suoi membri. Ma la Chiesa propone e vive continuamente un cammino di radicale conversione che la purifica al fine di comparire, come dice san Paolo nella lettera agli Efesini, tutta bella e santa davanti al suo Signore, che la vuole immacolata (cf. Ef 5,27). Solo ieri abbiamo vissuto la festa dell’Immacolata Concezione di Maria: in lei, che è sempre vergine, abbiamo visto un segno di ciò che la Chiesa è e di ciò che la Chiesa aspira a diventare.
Nella seconda lettura di questa domenica abbiamo ascoltato un piccolo brano tratto dalla Lettera di san Paolo ai Filippesi (cf. Fil 1,4-6.8-11). La comunità di Filippi era particolarmente amata dall’apostolo. In questo brano sentiamo tutto il suo affetto per le persone di questa piccola Chiesa. Egli scrive loro, letteralmente: “Io vi amo nelle viscere di Gesù Cristo” (Fil 1,8). Questo è ciò che costituisce l’ossatura più profonda e più vera della realtà della Chiesa: l’amore di Cristo che è arrivato a noi e che permea i rapporti con i nostri fratelli e con tutti coloro che incontriamo e in cui ci imbattiamo.
Grazie Signore di averci donato la Chiesa! E grazie per il fatto che Tu ti fai incontrare e vieni incontro a noi attraverso la tua Chiesa! In questa Chiesa fatta di uomini deboli, limitati e peccatori, sei presente e agisci Tu. Dobbiamo perciò purificare il nostro sguardo e il nostro cuore: questo è il significato della figura e dell’opera di Giovanni Battista, di cui ci ha parlato il brano del Vangelo (cf. Lc 3,1-6). Egli è una figura imponente e misteriosa, che chiude l’Antico Testamento e apre il Nuovo, invitando tutto Israele a purificare il suo sguardo sbagliato, pieno di peccato e di idolatria, e ad aprire così il cuore a colui che stava venendo.
Anche a ciascuno di noi il Battista dice: “Purifica il tuo sguardo, entra nello sguardo della fede! Cerca di diventare discepolo di Gesù per poter leggere il significato vero della storia, per leggere al di sotto della superficie degli avvenimenti, per non lasciarti trascinare dalle ideologie del mondo e per poter veramente comprendere ciò che Dio sta operando in questo momento!”
In questo tempo di Avvento auguro perciò a me e a tutti voi, alla nostra Chiesa e a tutte le nostre comunità, di maturare uno sguardo e un cuore nuovo, così da poter vedere Dio all’opera nella comunità dei credenti. Solo in questo modo potremo essere veramente la figlia di Sion (cf. Sof 3,14-15) che attende nuovamente la venuta di Gesù. Amen.