Omelia in occasione della riapertura del santuario di Bismantova
Bismantova
Cari fratelli e sorelle,
per secoli la Pietra di Bismantova è stata un punto di riferimento per i pellegrini e gli uomini. A causa della sua conformazione così particolare, poteva essere vista da lontano. Era come una stella polare per chi viaggiava sulle strade difficili e tortuose dei secoli passati. In analogia con la Pietra, anche questo santuario è stato da sempre un punto di riferimento per tante persone.
Quando sono venuto qui per la prima volta, cinque anni fa, ho trovato un ragazzo sulla porta. Era venuto a piedi da Parma perché aveva bisogno di parlare con la Madonna. Quell’incontro è stato per me la carta da visita di questo luogo. Ancora oggi, nel tempo dell’Alta velocità e degli aerei, c’è chi va a piedi dalla Madonna. Questo è il luogo dove tanti uomini e tante donne hanno trovato un orientamento nuovo per la loro vita, il perdono delle loro colpe, il soccorso della Madre.
Devo dunque dire il primo grazie a voi, popolazione della montagna, che avete voluto questa riapertura così tenacemente. Non tutti ci speravano. Avete capito che senza questo luogo non sapete dove andare, dove pregare, dove ottenere aiuto per la vita. Grazie anche al Comune e alle realtà istituzionali che hanno permesso il realizzarsi, in tempi così brevi, di quest’opera.
Ci sono qui le autorità regionali, provinciali, comunali, i nostri diaconi, i nostri sacerdoti, il coro. Tanti e in diverso modo hanno lavorato e pregato perché questa impresa potesse avvenire. Senza di voi non ci sarebbe stata questa casa. Ho fiducia che la Madonna restituirà centuplicate queste fatiche e si mostrerà più che mai madre per tutte le nostre popolazioni.
Siate coraggiosi. Come abbiamo sentito nel vangelo di questa sera, se si chiede si ottiene (cfr. Mt 18,15-20). Bisogna pregare con fiducia, con pazienza e ripetutamente, abbandonandosi all’intercessione della Madre e al disegno di Dio. La Madre ascolta sempre, anche quando ci sembra di non essere ascoltati. Lei sta lavorando per noi. Se ci mettiamo nelle sue mani, otterremo sempre un frutto di grazia e di fede.
Quest’oggi la liturgia ci parla di una duplice solidarietà: una dentro la Chiesa e una universale (cfr. Ez 33,1.7-9; Rm 13,8-10). Nessuno è responsabile solo di se stesso. L’insegnamento di Gesù e del profeta Ezechiele è molto chiaro: ciascuno è responsabile di tutti i fratelli della propria comunità. Responsabilità significa accompagnare sulle vie del bene e ammonire sulle vie del male. L’ammonimento non è una condanna o un’esclusione, ma un aiuto alle persone per potere ricevere, quando saremo noi a camminare sui cigli della strada e a rischiare di cadere nei burroni, lo stesso aiuto da loro. C’è una solidarietà comune nella Chiesa che non possiamo dimenticare. Ce lo ricorda la Madre: siamo tutti suoi figli, tutti membri di un’unica famiglia e perciò non possiamo disinteressarci degli altri. Ogni uomo e donna delle nostre comunità è un pezzo di noi e dobbiamo prenderci cura di loro come di noi stessi: Amerai il prossimo tuo come te stesso (Lv 19,18).
C’è poi una corresponsabilità universale: siamo responsabili anche di tutti gli uomini del mondo. Il termine cattolico vuol dire universale. La Chiesa cattolica è pertanto destinata a tutti gli uomini e le donne della terra. Possiamo portare questa responsabilità nella preghiera, nella testimonianza e nel soccorso. La maternità di Maria ci insegna l’unità della nostra famiglia. Se lei è madre, noi siamo figli, siamo fratelli e sorelle, siamo dunque corresponsabili gli uni degli altri.
Rendiamo grazie al Signore di questo dono così bello che oggi ci fa con la riapertura di questo santuario, casa di Dio e di Maria in mezzo agli uomini. Oggi la nostra montagna torna a risplendere di una luce nuova, di una possibilità di vita nuova.
Quando questo santuario era chiuso sentivamo un po’ freddo, il freddo di una casa in cui non è acceso il fuoco e manca la mamma. Adesso possiamo dire che il fuoco si è riacceso, la mamma è tornata e tutti possiamo godere ancora della sua presenza e della sua intercessione.