Omelia per l’Ordinazione dei diaconi permanenti
Cattedrale di Reggio Emilia
Cari figli che state per essere ordinati diaconi,
cari figli che state per essere ammessi tra i candidati al diaconato,
care famiglie, parenti e amici dei nostri candidati,
cari fratelli e sorelle,
colui che guida la vita e la storia della Chiesa, nonché la storia del mondo, ha cura di porre lungo il nostro cammino dei momenti di festa, affinché il nostro animo, talvolta appesantito e quasi ammalato per le difficoltà che deve affrontare, non si scoraggi definitivamente, ma anzi possa rianimarsi e camminare più speditamente. Per questo la Chiesa ha voluto la domenica con al centro la celebrazione eucaristica e dissemina, lungo l’arco dell’anno, tanti momenti di gioia e consolazione.
Oggi è uno di questi momenti. Innanzitutto perché posso celebrare assieme a voi questa eucarestia. Posso pregare con voi, cantare con voi, ricevere ancora una volta il dono eucaristico del Figlio e sperimentare la realtà della comunione ecclesiale sulla terra.
A tutto ciò si aggiunge un ulteriore motivo di letizia. Undici uomini delle nostre comunità parrocchiali vengono oggi ordinati diaconi permanenti e altri due sono ammessi tra i candidati al diaconato. La festa allora non è soltanto una celebrazione esteriore in occasione del loro “sì”, ma, più profondamente, è una parabola che ci rivela il senso profondo di quanto sta accadendo nelle loro vite. Il Padre ha preparato un pranzo in occasione delle nozze del Figlio (cfr. Mt 22,2). Ciò che oggi avviene davanti ai nostri occhi è il rinnovamento delle nozze tra Dio e l’umanità, tra Cristo e la sua Chiesa, nella persona di questi diaconi. Attraverso la richiesta di porre le loro vite in una totale disponibilità a Dio, si rinnova il mistero della Croce e della Resurrezione.
Il “sì” che consegnerete a Dio è certamente una risposta personale. Tuttavia esso si alimenta di tanti aiuti che lo sostengono. Vorrei qui ringraziare pertanto coloro che hanno accompagnato il vostro cammino. Innanzitutto le vostre famiglie, poi i vostri formatori, don Alessandro Ravazzini e don Daniele Moretto. A quest’ultimo, assieme a tutti i professori dello studio teologico, anche il grazie per la preparazione teologica che vi hanno offerto. A don Giovanni Rossi la gratitudine per il suo servizio di cui tanti di voi hanno potuto godere i frutti. Grazie anche ai padri spirituali che non cito uno a uno, ma che uno a uno ringrazio. L’affiancamento nella vita spirituale che state operando è fondamentale per il maturare e il proseguire della vocazione di queste persone.
Cari fratelli e sorelle che partecipate a questa liturgia e, soprattutto cari fratelli, che riceverete ora l’Ordine del diaconato, cerchiamo di non rimanere alla superficie di quanto sta accadendo davanti ai nostri occhi. Si compie un passo piccolo nella storia del mondo, ma grande per le vostre persone: consegnatevi interamente nelle braccia del Figlio di Dio, affinché vi renda servi della sua missione nel mondo.
Da oggi, in ogni giorno della vostra vita futura, dovrete entrare di nuovo in questo mistero. Dovrete continuamente domandare la grazia di trapassare con gli occhi della fede la fragile superficie delle cose per entrare nella solida bellezza dell’Alleanza. Non c’è niente di più glorioso per l’uomo che essere preso a servizio da Dio. Gesù ha parlato di se stesso come del servitore (cfr. Mt 20,28) e voi oggi siete immedesimati a questo suo compito.
Non potrete viverlo con la gioia, la leggerezza e l’esultanza necessaria se non vi immergerete ogni giorno nella realtà della preghiera. Vi supplico di alimentare continuamente la vostra vita, con la liturgia delle Ore, con la meditazione della Parola di Dio, dei Padri della Chiesa e degli autori spirituali. Senza silenzio vi perderete. A voi, alle vostre spose e ai vostri figli, il compito difficile ma esaltante di coniugare i diversi volti di un’unica vocazione che caratterizzano la vostra esistenza sulla terra.
Dovrete uscire sulle strade per invitare tutti quelli che troverete alle nozze del Figlio (cfr. Mt 22,3). Queste nozze abbiano la caratteristica dell’abbondanza, della bellezza, del profumo di cui parla il profeta Isaia. Rivelate agli uomini la fine della condizione di morte che ha attanagliato la loro vita. Asciugate le lacrime, portate parole di speranza e di salvezza (cfr. Is 25,6-9). Parlate di Dio e di suo Figlio che ce lo ha rivelato. Imparate da san Paolo a vivere nelle diverse condizioni della vita abitati soltanto dalla forza che viene da Dio (cfr. Fil 4,12-13).
La parabola del vangelo che abbiamo ascoltato si conclude con un episodio molto famoso e difficilmente comprensibile (cfr. Mt 22,11-14). Cos’è l’abito nuziale necessario per partecipare alla festa? Probabilmente c’è qui un riferimento al Battesimo e alla bianca veste con cui veniamo coperti in quell’occasione. Questa sera a me piace vedere raffigurato nell’abito nuziale il vostro desiderio di seguire il Signore, qualunque sia la strada in cui vorrà condurvi. Il “sì” che questa sera pronunciate davanti al vescovo è l’espressione di una disponibilità totale, una disponibilità del cuore, che non sarà mai in contraddizione con i vostri compiti di sposi e di padri né con le vostre responsabilità lavorative, ma che vi invita a custodire una giovinezza dell’animo senza della quale qualunque vocazione diventa un grande peso e quasi una condanna.
Cari fratelli diaconi, prima di iniziare i riti di Ordinazione e di Ammissione, voglio esprimere a tutti voi il mio affetto sincero, la mia stima, la mia riconoscenza e il desiderio di potervi avere come collaboratori per tutti gli anni del mio episcopato a Reggio. Così sia!
+ Massimo Camisasca