Omelia per la messa delle Forze Armate (precetto pasquale)
Cattedrale di Reggio Emilia
Cari amici,
sono contento di ritrovarmi con voi anche quest’anno. L’anno scorso abbiamo attraversato insieme la Porta Santa e abbiamo celebrato il giubileo della misericordia. Quest’oggi ci raduniamo per accogliere i doni di grazia che il Signore ci promette in questo cammino di preparazione alla Pasqua.
Vorrei commentare assieme a voi alcuni passi delle letture che la liturgia ci ha appena fatto ascoltare. Nel primo brano tratto dal profeta Isaia, il Signore si rivolge a Israele che si trova in esilio, a Babilonia, costretto lontano dalle proprie case e dal proprio Paese. In questa situazione così difficile, il popolo sta perdendo la speranza. Dio allora annuncia la fine imminente della segregazione e promette loro la creazione di una nuova città in cui il popolo potrà tornare per vivere in pace e serenità: creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio (Is 65,18). Il Signore annuncia la costruzione di una città in cui non si udranno più pianti e lamenti, in cui anche i più deboli potranno trovare condizioni adeguate per la loro vita, in cui le vigne saranno ancora lavorate e si potrà godere del frutto del proprio lavoro.
Prendo spunto da questa immagine per rivolgervi la prima parola di ringraziamento. Una città nasce per potere custodire la gioia del proprio popolo, i desideri di realizzazione e di creatività che animano le persone che vi abitano. Ciò sarebbe impossibile senza il vostro prezioso servizio. Qualsiasi opera, qualsiasi comunità, qualsiasi contesto ha bisogno di sapere di essere protetto, di essere salvaguardato da tutto ciò che mina l’ordine e la legalità, di sapere che c’è qualcuno che collabora con la sua vita e il suo lavoro.
A nome di tutto il popolo di questa Diocesi voglio perciò esprimere la mia riconoscenza, il mio apprezzamento per il vostro servizio e per tutti i sacrifici che questo delicato incarico comporta. Contribuire alla realizzazione del bene comune è uno scopo nobile e alto, che può rendere affrontabili anche le grandi fatiche che ogni giorno dovete sopportare. L’ho ripetuto più volte e lo ripeterò ancora perché lo ritengo vero: mi sento sicuro quando vi vedo, quando penso al vostro servizio, e per questo vi ringrazio.
Vorrei fare una considerazione ulteriore. San Paolo scrive: Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra (Col 3,2). Cosa significano queste parole? Sono forse un invito a tralasciare le nostre responsabilità sulla terra e a rivolgere il nostro pensiero solo all’aldilà? No, non è questo il senso di tale affermazione. Le cose di lassù non indicano tutto ciò che non riguarda questa terra. Le cose di lassù sono la profondità di quelle della terra, sono la luce che illumina dal di dentro tutte le vicende della storia e dona loro una speranza invincibile.
Tutti conosciamo il desiderio di giustizia che abita il cuore di ogni uomo. Ma conosciamo anche la possibilità di male a cui l’uomo può dire “sì”. Conosciamo la brutalità e la violenza che si può generare da un cuore che volge le spalle al bene. Lo vediamo nelle persone di cui dobbiamo prenderci cura, ma in fondo lo vediamo anche in noi. Ognuno sa, davanti a Dio, quali siano le proprie ferite, le proprie paure e i propri errori.
Abbiamo bisogno di Qualcuno che ci liberi dal male attorno a noi e dentro di noi. Abbiamo bisogno di una luce che illumini le tenebre del mondo, che illumini anche le nostre tenebre, che ci perdoni e che sappia donarci la forza di perdonare, che ci mostri che l’ultima parola della storia è la vita e non la morte.
Questo, cari amici, è l’annuncio della Pasqua. Questo è il messaggio che la risurrezione di Cristo realizza ancora una volta quest’anno: Dio è entrato nella terra della nostra umanità e ci ha risollevato, aprendoci la via verso la gloria divina. È su questo evento che dobbiamo posizionare il nostro sguardo, su quanto alimenta e sostiene la nostra speranza. È in questa inimmaginabile misericordia di Dio che possiamo trovare il riposo del cuore che tanto desideriamo e che nient’altro ci può dare.
Offro dunque questa messa a Dio per ciascuno di voi, per le vostre famiglie e i vostri cari. Prego per tutta la società civile della nostra provincia e della nostra Diocesi. Possano i nostri occhi essere incessantemente attratti dalla luce e dalla speranza che sprigionano della Pasqua!
Amen
+ Massimo Camisasca