Omelia nella santa Messa per l’anniversario della morte di Chiara Lubich – vigilia della solennità di san Giuseppe
Cripta della Cattedrale di Reggio Emilia
Cari fratelli e sorelle,
cari amici del movimento dei Focolari,
ricordiamo, con questa celebrazione eucaristica, la nascita al cielo della nostra carissima Chiara, per cui vogliamo pregare durante questa Santa Messa. La nostra preghiera si rivolge poi a Dio per tutto il movimento perché sia sempre fedele al dono che lo ha fatto nascere, il dono della Trinità, della comunione, dell’unità, il dono di Gesù tra noi che è il fondamento, la forza e il fine dell’unità, il dono di Gesù abbandonato in cui contempliamo la strada della sua umanità, della sua obbedienza al Padre, della sua consegna per la salvezza degli uomini. È questo il mistero che rivivremo, come ogni anno, nei giorni della prossima settimana e che culminerà nella veglia notturna che precede la resurrezione, centro della nostra fede, speranza e carità.
Questa sera, primi vespri della solennità di san Giuseppe, ci vogliamo soffermare un poco sulla sua immensa figura. Quando penso a lui, l’immagine che più di frequente viene alla mia mente è quella delle profondità dell’oceano, dell’immenso silenzio che le domina e che può provocare in noi un senso di spaesamento e nello stesso tempo di profonda adorazione. Ho parlato di immensa figura di san Giuseppe perché immensa è stata la sua obbedienza al Padre, il suo totale abbandono a Dio, il suo scomparire di fronte al servizio che Dio gli chiedeva.
Se a Maria fu chiesto di essere la madre del Redentore, a Giuseppe fu chiesto di esserne il custode, rispettoso della volontà del Padre che sta nei cieli. La sua umiltà spalanca davanti a noi un abisso di silenzio. Per questo i vangeli non riportano nessuna parola da lui pronunciata. Egli fu veramente, come è stato scritto, l’ombra del Padre. Tutto questo fu vissuto da lui, come possiamo immaginare, in semplicità e in letizia, non senza però i momenti drammatici in cui per la prima volta si rese conto del mistero di Maria, in cui capì di dover fuggire dalla sua terra, in cui si sentì dire “devo occuparmi delle cose del Padre mio”.
Il silenzio è stato, anche per Chiara Lubich, come appare dai suoi scritti, un’esperienza fondamentale della sua vita.
San Giuseppe è stato poi custode della persona di Gesù, testimone della sua crescita, dei suoi primi vagiti, dei suoi primi passi, delle sue prime parole, colui che lo ha portato in braccio che gli ha insegnato le esperienze fondamentali della vita umana. Possiamo immaginare i pensieri e i sentimenti di Giuseppe guardando il proprio Figlio, ascoltandolo parlare, vedendolo agire? San Giuseppe ci insegna a guardare a Gesù come a una persona vicina, famigliare, come a uno di noi. “Gesù nel mezzo” appunto, in cui si nasconde e si rivela nello stesso tempo il mistero profondissimo del Padre. Non possiamo certo entrare nella realtà dell’adorazione e della gioia di Giuseppe, ma possiamo almeno chiedere di godere di qualche raggio di essa.
Infine Giuseppe sembra sparire. In realtà non è così. Egli rimane e continua il suo ministero come padre e custode della Chiesa. Non smette mai la sua opera nascosta e silenziosa, ma molto efficace. Questa sera chiediamo la sua protezione su tutto il movimento dei Focolari, sulla nostra Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla, sulla Chiesa universale di cui è patrono e gli chiediamo di aiutarci a vivere con intensità i prossimi giorni della settimana santa.
Amen.