Omelia per la solennità della Madre di Dio (48.ma Giornata Mondiale della Pace)
- Reggio Emilia, Cattedrale
01.01.2015
Cari fratelli e sorelle,
innanzitutto voglio rivolgere a voi il mio augurio di buon anno. Mi vengono alla mente le parole di Gesù: Vi dò la mia pace, non come la dà il mondo io la dò a voi (Gv 14,27). Il mio augurio, l’augurio della Chiesa, non può ridursi all’augurio mondano di avere tanti soldi, di non avere problemi, di non essere disturbati nella nostra tranquillità.
Certamente, auguro a tutti voi di vivere nella serenità, nella pace, nella sicurezza, nell’unità. Ma desidero spingermi più in profondità per rispondere con voi alla domanda: “Chi può rendere la nostra vita lieta a sicura?”. Per questo il nostro anno inizia sotto lo sguardo di Maria, Madre di Dio. Ella ci offre suo Figlio, ci dice di accoglierlo, di riconoscerlo, di amarlo come fondamento della nostra speranza.
Da quasi cinquant’anni, il 1º gennaio coincide con la Giornata Mondiale della Pace, voluta da Papa Paolo VI e accompagnata, ogni anno, da un tema differente illustrato da un messaggio del Papa. Quest’anno, il tema scelto da papa Francesco è: «Non più schiavi ma fratelli».
«Essendo l’uomo un essere relazionale – scrive il Papa –, destinato a realizzarsi nel contesto di rapporti interpersonali ispirati a giustizia e carità, è fondamentale per il suo sviluppo che siano riconosciute e rispettate la sua dignità, libertà e autonomia» (Francesco, Non più schiavi, ma fratelli. Messaggio per la XLVIII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE, 1).
La realtà della schiavitù sembra una realtà lontanissima. Essa infatti è stata ufficialmente abolita da qualche secolo, ma ancora molti uomini guardano terribilmente ad altri come a propri schiavi. Ancora oggi uomini e donne sono rapiti e uccisi per estrarre da loro gli organi da vendere per i trapianti. Altri sono ridotti in schiavitù fin dalla più tenera età e mandati a combattere. Altri sono costretti a condizioni di lavoro disumane, paragonabili a quelle degli schiavi di un tempo.
Penso poi alle ragazze trasferite dai loro Paesi in altri e costrette a prostituirsi. L’elenco sarebbe ancora lungo, basti pensare che sulla schiavitù speculano vergognosamente individui e gruppi che si arricchiscono distruggendo la vita e la dignità di tanti uomini e tante donne. «Purtroppo – scrive il papa nel suo messaggio per questa giornata – la sempre diffusa piaga dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo ferisce gravemente la vita di comunione e la vocazione a tessere relazioni interpersonali improntate a rispetto, giustizia e carità. Tale abominevole fenomeno, che conduce a calpestare i diritti fondamentali dell’altro e ad annientarne la libertà e dignità, assume molteplici forme» (Francesco, Non più schiavi, ma fratelli. Messaggio per la XLVIII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE, 1).
Come può accedere ancora questo? La schiavitù è il segno che tanti uomini, coinvolti in quella che il Papa definisce «globalizzazione dell’indifferenza» (Francesco, Non più schiavi, ma fratelli. Messaggio per la XLVIII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE, 6), non sono stati ancora raggiunti dalla conversione del cuore e dallo sguardo che Gesù ha portato nel mondo. «Non si diventa cristiani, figli del Padre e fratelli in Cristo, per una disposizione divina autoritativa, senza l’esercizio della libertà personale, cioè senza convertirsi liberamente a Cristo» (Francesco, Non più schiavi, ma fratelli. Messaggio per la XLVIII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE, 2).
Nostro Signore ha parlato dell’uomo come immagine di Dio, come creatura che trae la propria dignità dal Creatore. Ogni uomo e ogni donna, qualunque età abbiano, qualunque sia la loro condizione di vita, la loro cultura, la religione, la condizione di salute, sono figli di Dio, fratello e sorella di tutti gli uomini.
Proprio la predicazione di Gesù e la vita delle comunità cristiane hanno lentamente, ma decisamente, messo in moto un processo di riconoscimento dell’uguale dignità di tutti gli esseri umani.
Chi riduce in schiavitù un uomo o una donna impedendogli di avere accesso a una vita libera, all’educazione, alla cultura, al rapporto con i propri simili, a condizioni di lavoro sostenibili, offende Dio e tutti gli uomini e “cancella” anche in se stesso l’impronta della dignità che il Creatore ha messo come sigillo in ogni creatura umana. «Alla radice della schiavitù si trova una concezione della persona umana che ammette la possibilità di trattarla come un oggetto. Quando il peccato corrompe il cuore dell’uomo e lo allontana dal suo Creatore e dai suoi simili, questi ultimi non sono più percepiti come esseri di pari dignità, come fratelli e sorelle in umanità, ma vengono visti come oggetti. La persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, con la forza, l’inganno o la costrizione fisica o psicologica viene privata della libertà, mercificata, ridotta a proprietà di qualcuno; viene trattata come un mezzo e non come un fine» (Francesco, Non più schiavi, ma fratelli. Messaggio per la XLVIII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE, 4).
Il grande insegnamento che viene a noi dal magistero di san Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e di papa Francesco ci ha resi tutti consapevoli che chi uccide il fratello uccide anche Dio dentro di sè, mentre, al contrario, chi si apre a Dio scopre anche la dignità del fratello.
Il Signore ci aiuti durante tutti i giorni di questo anno a camminare nella Sua luce e nella Sua pace.