Omelia nella vigilia di Pentecoste – Ordinazioni presbiterali di don Armando Caramaschi, don Armin Eshaghpoor, don Matteo Galaverni, don Domenico Reverberi, e diaconali di Andrea Volta e Giancarlo Minotta
- Reggio Emilia, Cattedrale
23.05.2015
Carissimi Armin, Armando, Domenico, Matteo, Andrea e Giancarlo,
in questa sacra liturgia, nella quale – attraverso l’imposizione delle mie mani – Cristo stesso vi consacrerà suoi diaconi e presbiteri, il mio cuore e il cuore di tutta la Chiesa è colmo di gioia, di gratitudine e di lode al Signore che non abbandona mai il suo popolo e per esso continua a chiamare alcuni uomini a partecipare alla sua paternità misericordiosa.
La mia gratitudine questa sera si rivolge ai vostri genitori, amici, parenti e a tutti coloro che vi hanno accompagnato nell’aderire alla vocazione che il Signore vi ha donato. Ringrazio i parroci e tutti i sacerdoti che vi sono stati vicini durante questi anni di formazione. In particolare, anche a vostro nome, benedico il vostro Rettore, il vicerettore, i padri spirituali e tutti i docenti del seminario.
Saluto con affetto i confratelli vescovi presenti: mons. Adriano Caprioli, che ha curato gli inizi del vostro cammino verso l’ordinazione, e mons. Ignazio Bedini, arcivescovo emerito di Ispahan dei Latini in Iran, qui con noi per manifestare la sua vicinanza al nostro Armin.
La vocazione sacerdotale è uno dei misteri più grandi e affascinanti della vita cristiana. Se ogni vocazione rappresenta una strada per partecipare alla vita di Gesù, e così raggiungere anche la propria realizzazione di uomo o di donna, quella sacerdotale è una via privilegiata attraverso cui Cristo stesso assimila a sé un uomo per farlo partecipare in modo speciale e intimo, direi quasi carnale, della sua stessa vita e del suo cuore di buon Pastore. Q
uale mistero! Diceva il santo curato d’Ars: «Oh, come è grande il sacerdote! Il sacerdote non si comprenderà bene che nel Cielo… Se egli comprendesse qui che cos’è, ne morrebbe non di spavento, ma di amore» (Trochu, Il Curato d’Ars, p.107).
«Un uomo che sta al posto di Dio, un uomo che è rivestito di tutti i poteri di Dio… Provate ad andare a confessarvi dalla santa Vergine o da un angelo: vi potranno assolvere? No. Vi daranno il Corpo e il Sangue di Nostro Signore? No. La santa Vergine non può far discendere il suo divin Figlio nell’Ostia. Se anche foste di fronte a duecento angeli, nessuno di loro potrebbe assolvere i vostri peccati. Un semplice prete, invece, può farlo; egli può dirvi: “Va in pace ti perdono”. Oh! Il prete è veramente qualcosa di straordinario!» (Santo Curato d’Ars, Pensieri scelti e fioretti, a cura di Janine Frossard, 1999, p. 76).
Queste parole commosse di san Giovanni Maria Vianney esprimono il cuore stesso del mistero che da oggi inizierà a costituire la vostra vita. L’ordinazione che state per ricevere farà di voi degli strumenti privilegiati della presenza di Gesù.
È dunque una elezione di cui continuamente essere stupiti e grati, che non deriva da vostri meriti o da vostre capacità. Siete deboli e peccatori come tutti i vostri fratelli uomini, ma il Signore, nella sua grande misericordia, ha avuto pietà del vostro niente e vi ha chiamati a prendere parte alla sua compassione per tutti gli uomini. Il dono che ricevete, allora, non è solo un privilegio di cui godere personalmente e da cui continuamente trarre alimento per la vostra vita, ma una grande responsabilità di fronte a tutta la Chiesa e all’intera umanità.
Gesù vi sceglie perché attraverso di voi possa continuare a essere presente in mezzo al suo popolo. Perché attraverso le vostre mani, che tra poco verranno unte del sacro crisma, Egli possa continuare a operare i suoi miracoli, perché attraverso i vostri piedi Egli stesso possa continuare a camminare sulle nostre strade e attraverso la vostra voce e i vostri occhi possa ancora parlare e incontrare i volti degli uomini e delle donne del nostro tempo. Il Signore vi chiama perché unendovi più intimamente a Lui, alla sua morte e resurrezione, possiate essere mandati a tutti e così edificare la sua Chiesa, costruire la nuova Gerusalemme.
Grande è l’attesa degli uomini, tanti i bisogni a cui sarete chiamati a rispondere, ma dovete sempre ricordare che il mondo non ha bisogno di voi, ma di Cristo! Non siete mandati a dire parole vostre, a compiere vostri gesti, ma a portare Gesù. Per questo la vostra prima preoccupazione sarà quella di crescere ogni giorno nella immedesimazione con Lui.
La comunione con Cristo è l’unica strada perché la vostra azione e le vostre parole possano essere veramente utili alle persone. Il tempo dedicato alla preghiera e al silenzio, il tempo del riposo e dello studio, non è dunque tempo rubato alla pastorale e alla gente, ma è la prima e più importante opera pastorale che siete chiamati a compiere. Se dimenticherete questo sarete inevitabilmente risucchiati nel vortice dell’attivismo, vi disperderete in mille attività, farete tante cose per Gesù, ma non avrete più il tempo di stare con Lui. E a lungo andare smarrirete voi stessi, diventerete come il sale che non ha più sapore di cui parla Gesù nel Vangelo: a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini (cfr. Mt 5,13). Le persone non vi cercano non perché siete simpatici, buoni, intelligenti. Nel sacerdote la gente cerca ciò che nessun altro può darle: i sacramenti e la testimonianza della vita nuova che nasce dall’unione con Gesù.
Siete chiamati ad essere innanzitutto uomini di carità, cioè testimoni e costruttori della comunione. La fedeltà alla recita del Breviario, la cura con cui celebrerete la Liturgia, l’ordine della vostra giornata e il discernimento delle priorità vi permetteranno di spendervi in modo vero per le persone. La testimonianza della vostra vita di preghiera e la comunione che vivrete con i diaconi, con le famiglie, con i giovani, con i malati, con i poveri e con tutti i laici saranno la strada principale attraverso cui Cristo potrà comunicarsi agli uomini.
Siete mandati a tutti gli uomini, a tutte le loro ferite, le loro malattie, le loro povertà.
È a questo che vi invita Gesù nel vangelo che abbiamo ascoltato: beva chi crede in me. Dal suo grembo sgorgheranno fiumi d’acqua viva, quei fiumi attraverso cui lo Spirito di Dio può raggiungere e dissetare le persone (cfr. Gv 7, 37-38).
Abbiate fiducia nel futuro, come io, guardando i vostri volti, ho fiducia! Chiedete continuamente alla Madre del Signore, che ama di un amore privilegiato i sacerdoti di suo Figlio, la fedeltà al vostro sacerdozio. Chiedete di saper pronunciare ogni giorno, in tutte le circostanze che vi troverete a vivere, il sì che oggi, in modo solenne e definitivo, pronunciate davanti alla comunità cristiana.
Se incontrerà in voi cuori umili, appassionati e disponibili alla sua opera, Dio certamente scriverà, attraverso di voi, una pagina nuova nella storia della nostra Chiesa.
Amen.