Omelia nella solennità della B. V. Maria della Ghiara nell’anniversario del primo miracolo
- Reggio Emilia, Basilica della Ghiara
29.04.2015
Cari fratelli e sorelle,
carissimo vescovo Adriano,
cari padri serviti,
illustri autorità,
ci ritroviamo assieme per la terza volta a festeggiare l’anniversario del primo miracolo della Madonna della Ghiara. Tutta la città si raccoglie oggi ai piedi della sua Signora, per ringraziarla di quanto Ella le ha donato e le dona, per portare a Lei tutte le preoccupazioni, le fatiche e le domande che occupano il nostro presente, per implorare la sua protezione e la sua materna benedizione sul nostro futuro.
Quest’anno, poi, la gioia di questo momento è amplificata dalla gratitudine per i 50 anni di ministero sacerdotale del nostro caro padre Anacleto, che da quasi 25 anni con grande letizia e amore serve la Madonna in questo nostro Santuario.
Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e giubilo.
Queste parole del profeta Isaia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, risuonano questa sera per tutti noi. Noi, che siamo deserto e terra arida, siamo invitati a rallegrarci. Noi, che siamo steppa desolata, siamo invitati a esultare e a fiorire.
L’immagine utilizzata dal profeta è ricca di suggestioni e ci aiuta a prendere coscienza che nella steppa delle nostre inquietudini, della crisi economica che ancora piega la vita di tante famiglie della nostra diocesi, nella steppa delle nostre paure e dei nostri ripiegamenti, fiorisce, come fiore di narciso, la speranza.
Essa non nasce dai nostri sforzi o da autosuggestioni. Non deriva innanzitutto dal superamento delle congiunture negative, da ragioni economiche o sociali.
La speranza a cui la Chiesa ci invita è la certezza che dentro tutte le difficoltà della vita il Signore ci parla e ci conduce verso il bene.
Le è data la gloria del Libano,
lo splendore del Carmelo e di Saron.
Essi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.
La gloria del Signore si manifesta nel deserto, così come la luce splende nelle tenebre. Vivere con fede le circostanze che oggi Dio ci chiede di attraversare significa vivere nell’attesa della sua manifestazione, della sua magnificenza – come dice Isaia.
Chiediamo allo Spirito la grazia di guardare tutto con gli occhi di Dio, tenendo viva la domanda: “Come il Signore si manifesterà a me oggi? Come farà risplendere la luce del suo volto dentro questa giornata?”.
È questa la gloria del Libano che ci è data, questo lo splendore del Carmelo. «All’anima che assomiglia al deserto – scrive san Gregorio di Nissa – è dato l’onore del Carmelo, cioè la grazia che deriva dallo Spirito» (Gregorio di Nissa, Discorso sul battesimo di Cristo, GNO 9, 236).
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
E si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa.
Tutto ciò ci è raccontato dal vangelo nell’episodio della guarigione del sordomuto. È anche quanto ci testimonia il miracolo di Marchino che oggi commemoriamo. È dunque Cristo il fiore di narciso che è fiorito sulla terra immacolata di Maria e che, attraverso di lei, spande il suo profumo sulla nostra terra e la rende feconda e bella.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute, abbiamo ascoltato nella lettura degli Atti degli Apostoli.
Sì, cari fratelli e sorelle, la nostra speranza è piena della certezza di quanto abbiamo già sperimentato. Il Signore è vicino. Il Signore ascolta la nostra preghiera. Nostro baluardo è il Dio di Giacobbe, come abbiamo cantato assieme al salmista. E di questa protezione noi, a Reggio, abbiamo un memoriale vivente: quest’anno ricorre infatti il 70° anniversario del votum fatto dal mio predecessore, il vescovo Brettoni: di fronte alle minacce del secondo conflitto mondiale, il 15 aprile 1945 il vescovo, a nome di tutto il popolo, fece in questo Tempio un «voto sacro della città di Reggio e suburbio alla Beata Vergine della Ghiara per ottenere protezione e conforto nei pericoli incombenti, per le offese del fronte e per la violenza delle civili discordie». Mons. Brettoni, con questo voto, impegnava la diocesi a celebrare per sette anni come festa solenne questo giorno del primo miracolo e ad erigere, in un quartiere periferico dove non vi era ancora nessuna chiesa, un tempio votivo intitolato alla Vergine invocata come Regina della pace. La Madonna guardò con benevolenza al voto del suo popolo e la città fu risparmiata. Così, il 15 gennaio 1947, venne eretta l’attuale parrocchia di Regina pacis, [ufficialmente rappresentata questa sera dal suo parroco, don Riccardo Camellini, e dal viceparroco, don Paolo Cugini, che ringrazio della loro presenza assieme a tutti i sacerdoti che hanno sospeso le messe vespertine nelle loro parrocchie per essere presenti con i loro fedeli a questa celebrazione].
Rendiamo grazie al Signore per la benevolenza con cui, attraverso la protezione della Vergine, si prende cura della nostra città e delle nostre famiglie.
A lei, ancora questa sera, vogliamo affidare le nostre vite e quelle dei nostri cari.
Amen.