Omelia nella solenne Veglia Pasquale
- Reggio Emilia, Cattedrale
04.04.2015
All’inizio della celebrazione:
In questa celebrazione che unisce la Chiesa sulla terra e quella che è nel cielo ci uniamo in modo particolare ai nostri fratelli di fede che sempre più numerosi subiscono il martirio in tante regioni del mondo. Preghiamo per i loro familiari, ma soprattutto per noi, affinché ci venga data la gioia della fede, la consapevolezza del grande dono ricevuto e il desiderio di testimoniarlo a tutti gli uomini.
Omelia
Cari fratelli e sorelle,
Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto! Le parole che nel vangelo appena ascoltato l’angelo rivolge alle donne, che di buon mattino si recano al sepolcro, risuonano questa sera per ognuno di noi. Colui che amiamo è vivo ed è qui presente in mezzo a noi!
Il buio della morte e del male non ha potuto fermare la sua luce.
Essa ci ha raggiunto e ci raggiunge ancora questa notte. I suoi raggi ricreano in noi la vita e la speranza. Tutto ciò è magnificamente espresso nel Praeconium pasquale, l’Exultet, che è stato proclamato dal diacono all’inizio della Veglia. In esso è condensata la fede, l’arte e la creatività generati dall’incontro tra il cristianesimo e la civiltà occidentale. È un testo che andrebbe meditato a lungo, tanto è denso e poetico. «Rinuncerei a tutta la mia musica – avrebbe affermato Mozart – pur di aver composto l’Exultet».
Questa sera vorrei soffermarmi brevemente su alcune sue espressioni, lasciando a voi e alla vostra preghiera una sua considerazione più diffusa.
Desidero fermarmi in particolare su questo verso: «Di questa notte è stato scritto: la notte splenderà come il giorno, e sarà fonte di luce per la mia delizia». La notte splende come il giorno. È una citazione del salmo 138: Nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno. Per te le tenebre sono chiare come la luce.
Che cosa ci annunciano queste parole del salmo, riprese nel Preconio? Lo troviamo scritto subito dopo. Ecco cosa accade nella nostra vita se seguiamo la luce di Cristo risorto: i nostri delitti vengono cancellati, i nostri peccati vengono lavati dal sangue di Cristo, a noi che siamo caduti nel peccato viene restituita l’anima pura, così come era uscita dalle mani di Dio. Ci viene data la gioia, che sgorga proprio dalla nostra tristezza, cioè dalla scoperta della nostra insufficienza. Vengono spazzati via lontano gli odi che separano gli uomini e che generano divisioni e guerre nel mondo e tra di noi. Ci viene donata la pace della comunione. La vittoria di Cristo non solo restituisce l’innocenza ai peccatori, ma piega anche la durezza dei potenti permettendo così a coloro che seguono Gesù di non avere paura del potere mondano.
O notte veramente beata, nella quale si uniscono il cielo e la terra, nella quale, cioè, il cielo comincia a stabilirsi sulla terra, la Gerusalemme celeste invade le nostre città terrene e Dio si congiunge definitivamente alla vita degli uomini!
Ciò che è umano e ciò che è divino si uniscono e fanno brillare l’unità della nostra vita e della creazione stessa. È un’unità che viene annunciata e risplende già nella storia della salvezza, come abbiamo ascoltato nell’itinerario tracciato dalle letture dell’Antico Testamento che sono state proclamate all’inizio della celebrazione.
Abbiamo ascoltato come questa unità di Dio con l’umanità si sia realizzata attraverso tappe successive: la creazione, la chiamata di Abramo, l’esodo dall’Egitto, ecc…. Ogni tappa costituiva un evento storico preciso, ma era, nello stesso tempo, anche la profezia di qualcosa che doveva ancora accadere. Così avviene nella nostra vita personale e nel nostro cammino verso Dio: il momento che stiamo vivendo è un momento reale, in cui Dio già ci insegna qualcosa, ma nel contempo è profezia di qualcosa che ancora non conosciamo e che si compirà nel tempo futuro.
Da tutto ciò capiamo che il nostro compito è di obbedire giorno per giorno a ciò che Dio ci chiede, essere fedeli a lui nell’istante che stiamo vivendo. Solo così, poco alla volta, nei tempi e nei modi che Dio stesso stabilisce, scopriremo il disegno totale della nostra esistenza.
In questa “pedagogia progressiva” di Dio con noi, egli però non ci lascia mai soli. Ci accompagna continuamente attraverso i fratelli e le sorelle che ci mette accanto. Soprattutto ci sostiene attraverso la fede e i sacramenti, che rappresentano l’espressione più concreta – direi quasi: materiale – della resurrezione di Gesù che ci raggiunge.
Il battesimo, in particolare – che tra poco voi, cari catecumeni, riceverete –, ci inserisce nella vita nuova di cui ho cercato di raccontare la bellezza attraverso il mio breve commento del Preconio. È ciò che descrive san Paolo nell’Epistola di questa notte: Per mezzo del battesimo … siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.
Buona Pasqua a tutti!