Omelia nella domenica della Divina Misericordia – Inaugurazione della casa dei Memores Domini presso la canonica della Pieve di san Valentino
- Pieve di San Valentino
12.04.2015
Cari fratelli e sorelle,
carissimi amici,
caro don Juliàn Carròn,
cari sacerdoti e fedeli dell’Unità Pastorale Madonna di Campiano (Castellarano, Tressano, San Valentino, Roteglia, Montebabbio),
caro parroco, don Vittorio Trevisi, e cari sacerdoti presenti,
l’occasione che ci vede qui riuniti è motivo di grande gioia, per me, per la nostra Chiesa, per queste parrocchie e per il movimento di Comunione e Liberazione. L’apertura di una nuova casa di Memores Domini a Reggio, e in particolare qui a san Valentino, ha per me e per tutti noi un significato molto profondo.
Una casa di persone dedicate a Dio indica al mondo intero che vale la pena donare la vita a Gesù perché lui l’ha donata a noi. È innanzitutto un grande richiamo attraverso cui Dio raggiunge e provoca le nostre vite. Guardando a questa casa desideriamo imparare la pazienza e la fedeltà di Dio, l’accoglienza e la gioia che proviene da una comunione vissuta, un cuor solo e un’anima sola (At 4,32) come abbiamo ascoltato nella prima lettura.
Ma anche il luogo in cui questa casa sorge contribuisce ad aumentarne la luce e la forza di testimonianza. Questa Pieve custodisce le spoglie mortali del beato Rolando Rivi, un ragazzo semplice, amante della vita, dei giochi, della musica, dello sport, un ragazzo che già da piccolo aveva capito che Gesù è colui per cui vale la pena vivere. A lui desiderava donarsi e per lui desiderava partire in missione, per comunicare a tutti la gioia dell’amicizia con Gesù.
Rolando non ha fatto grandi ragionamenti nella sua mente da bambino. Semplicemente ha guardato le persone e i fatti che costituivano la sua vita. E così, guardando il suo parroco, don Olinto Marzocchini, ha capito che voleva diventare prete, per essere come lui. Guardando i suoi amici e le persone che aveva intorno aveva poi capito che la talare, che indossava da quando era entrato in seminario, era per tutti il segno distintivo della sua appartenenza a Gesù. Per questo l’amava. «Io sono di Gesù» e desidero che tutti lo sappiano e lo vedano. Senza tante parole. Con la gioia della mia vita. Con la fedeltà che il Signore mi ha donato di vivere.
Carissimi Corrado, Angelo e Mario,
guardando a Rolando imparerete ogni giorno che Dio può chiedere tutto e che tutto ha senso nell’obbedienza al Signore della nostra vita. Imparerete che la fede è veramente ciò che vince il mondo (cfr. 1Gv 5,4), i poteri mondani, ma imparerete anche che l’appartenenza a Cristo ha bisogno di esprimersi in segni concreti, visibili, come è questa casa che oggi abbiamo inaugurato e alla quale mi piace pensare come al corrispettivo di ciò che la talare significava per il piccolo Rolando: la visibilità di un’appartenenza a Cristo. Soprattutto Rolando vi ricorderà sempre quanto don Giussani ci ha continuamente mostrato: che la vita è vocazione.
Vorrei che questo luogo diventasse, grazie alla vostra preghiera, al vostro lavoro e alla vostra testimonianza, un luogo di scoperta e riscoperta della vocazione, sia per coloro che hanno già risposto alla chiamata di Dio e sentono l’urgenza di ritornare all’origine del loro amore, sia per tanti giovani che sono alla ricerca della forma compiuta della loro vita.
Penso, in questo momento, innanzitutto a voi, ragazzi e ragazze che frequentate il Pozzo di Giacobbe. Sono molto contento che abbiate deciso di partecipare a questo momento importante per tutta la nostra Chiesa. Vi seguo con grande simpatia e stima. Accompagno con la mia preghiera il vostro importante cammino. Questa sera invito anche voi a guardare alla semplicità e alla radicalità di Rolando Rivi. Non abbiate paura di donare la vostra vita a Dio! Egli solo può renderla grande e feconda.
Con la nascita di questa casa, finalmente la Pieve potrà rimanere aperta e diventare un luogo di preghiera, di intercessione e di riconciliazione fra le persone, nelle famiglie e nelle comunità. Mi è caro formulare questo voto proprio oggi, nel giorno in cui ricorre la festa della Divina Misericordia del nostro Redentore. Possa Egli fare di questa collina un luogo di incontro con lui, illuminato dalla testimonianza del martirio di Rolando e dalla comunione che qui i nostri amici inizieranno a vivere e a offrire. Comunione che vivranno innanzitutto con i sacerdoti di questa Unità Pastorale e con i fedeli di queste parrocchie.
Il mio augurio è che chiunque venendo qui possa dire, come Tommaso nel vangelo di questa sera: mio Signore e mio Dio! (Gv 20,28).
Chiediamo assieme questa grazia al beato Rolando nel settantesimo anniversario del suo martirio. Il suo sangue, versato per amore di Cristo, renda feconda questa terra e la trasformi in un giardino di grazie per tutta la Chiesa.
Sia lodato Gesù Cristo.
Allegati