Omelia per la solenne Veglia di Natale
- Reggio Emilia, Cattedrale
24.12.2013
Cari fratelli e sorelle,
questa notte è illuminata da una luce che penetra fin nelle tenebre e nel freddo della nostra vita e riscalda il cuore di ognuno di noi. Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse (Is 9,1). L’annuncio che tutta l’umanità, sin dai suoi albori, aspettava, quell’annuncio che al popolo ebraico era stato promesso in modo speciale, risuona ancora una volta in questa notte: vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore (Lc 2, 10-11).
L’angelo che porta la lieta notizia ai pastori parla oggi ad ognuno di noi. Come i pastori, infatti, anche noi siamo occupati nelle nostre piccole o grandi cose, forse immersi nelle tenebre delle nostre paure. Le preoccupazioni per il futuro ingombrano la nostra mente e il nostro cuore. Le difficoltà economiche, le fatiche in famiglia e sul lavoro rendono a volte incerto o affannoso il nostro cammino.
Ecco, proprio a noi, così come siamo, l’angelo dice: Non temete! Vi annuncio una grande gioia! Non siete più soli: un bambino è nato per voi,
vi è stato dato un figlio (cfr. Lc 2, 10; Is 9,5).
Egli non farà scomparire magicamente le nostre preoccupazioni e le nostre sofferenze. Non viene come un signore potente che, guardandoci dall’alto in basso, risolverà tutti i nostri problemi e poi andrà via. Egli viene per stare con noi, per condividere la nostra vita, per dirci che c’è un modo nuovo di vivere tutte le circostanze dell’esistenza, siano esse di gioia o di dolore: ogni momento della vita può essere una strada di luce che ci conduce verso il bene.
C’è un Padre di cui egli vuole parlarci. Un Padre che ci ha voluti e che ci attende. Un Padre che non si è dimenticato di noi, ma ci accompagna.
Per questo ha mandato suo Figlio. La fantasia della sua carità ha pensato ciò che era inimmaginabile. Dio viene a vivere in mezzo a noi e si presenta come un bambino bisognoso di tutto. Bisognoso delle nostre attenzioni, delle nostre cure, del nostro amore. Viene nell’umiltà e nella debolezza perché noi possiamo accostarci a lui senza paura. E in questo modo, mentre noi ci prendiamo cura lui, in realtà è lui a curare le nostre ferite e a donarci una vita nuova.
«Portando se stesso – afferma sant’Ireneo – egli porta con sé ogni novità» (Omnem novitatem attulit, semetipsum afferens: Ireneo di Lione, Adversus haereses, IV, c. 34 n. 1).
Egli, venendo in mezzo a noi, non si limita a condividere la nostra condizione umana. Sarebbe, certo, una cosa grande; ne avremmo molta consolazione, ma nessuna speranza verrebbe a illuminare la nostra vita. Egli, invece, ci porta tutta la novità della sua vita divina e in questo modo, facendoci entrare in essa, dà una prospettiva nuova alla nostra esistenza.
San Paolo, nella seconda lettura, ci aiuta ad entrare nelle ragioni profonde della gioia di questa notte: È apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini (Tt 2, 11). Nella nascita di Gesù si è definitivamente manifestata la disposizione del cuore di Dio verso l’uomo: Egli ci ama e non ci abbandona nelle nostre miserie. Dio è venuto a visitarci, è venuto a salvarci, ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga (Tt 2,14). Accogliamo la vita nuova che egli ci regala in questa notte. Essa arriva a noi in modo discreto. Non fa violenza alla nostra libertà, ma si propone a noi e chiede di essere accolta. Possiamo rifiutarla, certo, ma la sua luce ci continua ad attrarre e ci aspetta. Se ci lasciamo attraversare dai suoi raggi, la nostra vita rinasce ed «emerge dalle profonde tenebre notturne quasi per un nuovo parto di luce» (cfr. San Massimo di Torino, Serm. 61b).
Cari fratelli e sorelle,
tutto il mondo aspetta la buona notizia del Natale. Non possiamo permetterci di tenere questa gioia solo per noi. L’angelo, che l’annuncia ai pastori, dice loro che essa è destinata a tutto il popolo (Lc 2,10). Anche il salmista ci ha esortati a partire per annunciare di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrare la sua gloria,
a tutti i popoli dire le sue meraviglie (Sal 95,2-3).
Raccogliamo allora l’invito accorato che papa Francesco, facendo eco a queste parole della Sacra Scrittura, ci ha rivolto con l’esortazione apostolica Evangelii gaudium e facciamoci missionari di questa gioia: «siamo tutti chiamati ad una nuova ‘uscita missionaria’… Uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo» (Francesco, Evangelii gaudium, n. 20). Impariamo dai pastori che appena hanno saputo dall’angelo quanto era accaduto, si sono recati senza indugio da Gesù e da lì sono ritornati per annunciare a tutti quanto avevano visto e udito.
È questo il mio augurio per ognuno di noi.
Buon Natale a tutti!
Allegati