Omelia per la santa Messa nel VII Centenario della presenza dei Servi di Maria a Reggio Emilia
- Reggio Emilia, Santuario della Ghiara, 10 febbraio 2013
10.02.2013
Cari fratelli e sorelle,
oggi è una grande festa per la nostra città e la comunità cristiana di Reggio Emilia.
Iniziano infatti, con questa santa Messa, le celebrazioni per il VII centenario della presenza
a Reggio Emilia dell’Ordine dei Servi di Maria, alla cui cura è affidato questo santuario.
Desidero innanzitutto salutare il Padre Priore Cesare Antonelli, già Superiore di
questa provincia dei Servi di Maria che negli anni scorsi, con molta dedizione, ha seguito la
vita consacrata della nostra Diocesi come vicario episcopale. Voglio poi ricordare padre
Dante Andreoli, venuto a mancare nei giorni scorsi. Dopo un lungo servizio di insegnante di
telogia presso il Marianum a Roma, era tornato qui per concludere tra le braccia della Madre
il suo pellegrinaggio terreno.
Ringrazio i Padri serviti per il grande servizio che svolgono nella nostra Chiesa, per
la loro fede e per la loro testimonianza. Soprattutto per la fedeltà al sacramento della
Penitenza a cui essi sono continuamente disponibili. In ogni parrocchia, in ogni nostra
chiesa i sacerdoti dovrebbero sottolineare, con la loro presenza nei confessionali,
l’importanza di questo sacramento. Non sempre, purtroppo, avviene. E, in questo modo,
viene a decadere non un aspetto accessorio della nostra fede, ma un suo cardine essenziale.
Senza l’esperienza oggettiva del perdono di Dio, non è possibile amare se stessi e i fratelli.
Non è possibile il cristianesimo, poiché esso si fonda proprio sulla gratuità dell’amore di
Dio. È per me, dunque, di grande consolazione sapere che chiunque desideri confessarsi è
sicuro di trovare qui, nel santuario della Madonna della Ghiara, un Padre che lo aspetta.
Davvero degni del nome che portano, i nostri cari Servi di Maria svolgono in questo
modo, assieme a molti altri lavori, il servizio per eccellenza di cui oggi ha bisogno la nostra
città e tutta la nostra Diocesi.
Siamo così condotti al cuore della spiritualità mariana dell’Ordine. I primi sette santi
fondatori, infatti, si trovarono accomunati dal desiderio di vivere gli elementi essenziali del cristianesimo nella consacrazione alla Vergine. Fin dall’inizio, posero come base della loro
vita, assieme alla testimonianza di comunione e al servizio ai fratelli, la misericordia di cui
Maria è la Madre. «La misericordia è riconosciuta come una delle caratteristiche dei Servi,
che continuano nella loro vita l’esempio della Madre di Dio» (cfr. Cost., 52), leggiamo nelle
Costituzioni.
Dal 1313, anno dell’arrivo dell’Ordine a Reggio Emilia, la nostra Chiesa gode di questa
luminosa testimonianza. Esorto i Padri qui presenti a vivere profondamente il loro carisma.
Esso ci parla della vita comune. Leggiamo ancora nelle Costituzioni: «Per noi Servi,
secondo l’esempio dei primi Padri e la tradizione dell’Ordine, la penitenza consiste
soprattutto nella carità intesa come servizio gli uni degli altri e nell’esperienza di vita
comunitaria, vissuta con sincero e generoso impegno» (cfr. Cost., 71).
Tutti abbiamo bisogno di ritrovare l’essenza del cristianesimo nella comunione, di cui
la vita comune – in famiglia come in ogni altra comunità – è uno dei segni più grandi.
L’unità, infatti, è il primo nome di Dio. Abbiamo sentito nel Vangelo la preghiera che Gesù
rivolge al Padre nel momento solenne in cui sta per dare compimento alla sua vita: egli,
prima della sua Passione, prega perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e
io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato (Gv 17,21).
Gesù ci svela che la comunione è il frutto della fede ed assieme la sua testimonianza più
grande.
È questo l’insegnamento più importante che possiamo trarre dalla storia dei sette santi
fondatori di cui oggi celebriamo la festa. Essi all’inizio volevano vivere quasi come eremiti.
Tuttavia piacque al Signore donare loro dei fratelli che iniziarono a seguirli affascinati dalla
loro forma di vita.
Il mondo attende questa testimonianza. Attende da noi l’annuncio che l’unità è possibile,
che è possibile l’amicizia. È possibile vivere assieme scoprendo i fratelli e le sorelle che
abbiamo accanto non come ostacolo alla nostra realizzazione, ma come strada affascinante
alla conoscenza di noi stessi e di Dio. Come strada di compimento vero della vita.
San Paolo, nella lettera agli Efesini che abbiamo ascoltato, sintetizza mirabilmente tutto
questo esortandoci a vivere in maniera degna della chiamata che abbiamo ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandoci a vicenda nell’amore, avendo a cuore
di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. (cfr. Ef 4, 1-4).
È questo anche il mio augurio a tutti voi.
Amen.