Omelia nella vigilia di Pentecoste – Ordinazione presbiterale di don Gionatan Giordani e di don Giacomo Menozzi
- Reggio Emilia, Cattedrale
07.06.2014
Carissimi Giacomo e Gionatan,
è a voi innanzitutto che si rivolge il mio saluto e il mio augurio. Esso diventa lode al Signore che benedice il suo popolo attraverso il vostro sì, gioia per la giovinezza della Chiesa che si allieta di sempre nuovi figli attraverso il battesimo e anche di servitori del Corpo di Cristo attraverso il diaconato e il sacerdozio ordinato.
Desidero esprimere in questa occasione il mio profondo affetto per voi, la mia preghiera perché la vostra vita sia sempre un atto di sequela gioiosa di Cristo, di donazione intera a Dio, di amore per il suo Corpo che è la Chiesa.
Fin dall’inizio del mio episcopato ho posto al centro della mia attenzione la vita dei sacerdoti. Come vorrei essere vicino, ogni giorno, a ciascuno di loro! Come vorrei che la nostra comunione presbiterale diventasse sempre di più un’esperienza viva di accoglienza reciproca, di sostegno, di perdono, soprattutto di missione verso gli uomini e le donne che attendono di conoscere Cristo, che attendono la buona novella del vangelo: “il Padre ha mandato suo Figlio ed Egli è morto ed è risorto per noi, così che la morte non è più vittoriosa ma è stata per sempre sconfitta dalla vita!”.
Il mio ringraziamento questa sera si estende ai vostri genitori, ai vostri parenti e amici, ai vostri parroci, ai sacerdoti che vi sono stati vicini durante questi anni che vi hanno portato fin qui. So benissimo che la vocazione sacerdotale nasce da tante testimonianze, da tante preghiere, da tante amicizie. La mia gratitudine si rivolge perciò al rettore del seminario, don Gabriele Burani, che voglio ringraziare in modo particolare per tutti questi anni di donazione alla formazione dei sacerdoti, alla vigilia della sua partenza per la nuova missione in Brasile.
Con lui ringrazio il padre spirituale, don Paolo Bizzocchi, il vice rettore e tutti gli insegnati dello studio teologico che svolgono un compito privilegiato nella formazione dei nostri seminaristi.
Siamo nella festa di Pentecoste, abbiamo da poco ascoltato il vangelo e prima ancora la bellissima sequenza che non finisce mai di allargare il nostro cuore e di riempirlo di luce ogni volta che la cantiamo in occasione delle celebrazioni sacramentali, in particolar modo delle cresime e delle ordinazioni. A tale sequenza vorrei perciò ora riandare per offrire a voi, Giacomo e Gionatan, non solo e non tanto qualche spunto di riflessione, ma soprattutto delle linee guida per la vostra vita sacerdotale.
Da dove nasce la preghiera allo Spirito Santo, qual è la sua necessità? “Senza il tuo aiuto l’uomo non può nulla, soprattutto non può compiere nulla che sia vero e immune da colpa”. Ecco la necessità della nostra invocazione allo Spirito. Tutta la nostra vita è opera di Dio, la nostra vocazione è stata da lui suscitata, da noi accolta, da lui sostenuta e portata a termine. Abbiamo bisogno continuamente dell’aiuto di Dio. Egli non annulla e non si sostituisce alla nostra libertà anzi, all’opposto, la sostiene, la desidera, la fa crescere. Ma è anche altrettanto vero che da soli non potremmo compiere nulla.
Quanta solitudine oggi c’è nella vita di quei sacerdoti che dimenticano la compagnia dello Spirito, cioè la vicinanza di Gesù! Come ha raccomandato a noi vescovi il Papa nell’ultimo incontro con la Conferenza Episcopale Italiana, analogamente la vostra vita sacerdotale nasca da un dialogo continuo con Gesù. Lo Spirito in noi diventa voce che grida: Vieni, vieni Signore! Lo Spirito è chiamato “padre dei poveri”: soltanto quando prendiamo coscienza della nostra condizione di assoluta debolezza e povertà, la nostra voce diventa preghiera.
Non abbiate paura, Giacomo e Gionatan, di sperimentare la vostra fragilità, ma non fermatevi mai ad essa, chiedete sempre l’aiuto di Dio. Fate, come dice l’apostolo Paolo, della vostra debolezza motivo di forza (cfr. 2Cor 12,10).
Anche noi, dunque, preghiamo così:
“Vieni padre dei poveri, dà a noi la dolce consapevolezza di essere sostenuti da Dio, da lui perdonati, da lui abitati, da lui animati e sorretti, da lui condotti sulle strade degli uomini. Donaci la certezza che egli suggerisce in noi le parole giuste per parlare di te, Signore, a tutta la gente; gli atteggiamenti giusti perché anche la nostra vita risplenda della tua presenza e sia luminosa, così che gli uomini possano glorificare Dio. Non lasciare mai, Spirito Santo, che nel nostro cuore alberghi la tristezza, sii tu il nostro consolatore, il nostro sollievo, la nostra dolcezza; non lasciare mai che prenda il sopravvento la stanchezza; donaci il tuo riposo; non lasciare mai che prenda in noi troppo spazio l’aridità o il pianto. All’opposto irriga continuamente con la tua acqua di vita i nostri giorni di siccità e dona al nostro pianto il sollievo della tua pace. Siamo poveri peccatori, perciò lava continuamente la nostra colpa”.
Cari Giacomo e Gionatan, fate dunque della confessione frequente un punto di incontro continuo con la misericordia che è Gesù.
L’invocazione allo Spirito, il dialogo con Gesù siano l’anima della vostra assidua partecipazione alla Liturgia delle Ore e, soprattutto, fatevi servitori dello Spirito nella celebrazione dei sacramenti, in particolare del Battesimo, dell’Eucarestia, del Matrimonio, dell’Unzione degli infermi. Non permettete mai che la celebrazione dei sacramenti diventi in voi abitudine. Preparatevi ad essi, ringraziate dopo di essi, partecipate con le vostre parole e i vostri gesti all’opera di Dio che raduna il suo popolo e rinnova la faccia della terra.
Sentitevi servitori umili ma anche, nello stesso tempo, preziosi agli occhi di Dio. Offrite tutta la bellezza dei vostri anni migliori alla sua alleanza nuziale con la terra. La certezza di essere amati da Gesù renda più facile in voi l’obbedienza. La stima e l’affetto del vostro vescovo, di tanti fratelli nel sacerdozio, del popolo cristiano alimenti in voi la gioia del celibato come partecipazione alle nozze di Cristo con l’umanità.
I doni dello Spirito Santo riempiano la vostra vita del saggio discernimento, della sapienza, della forza, del timore di Dio, soprattutto del dono della perseveranza. La fedeltà di Dio sia l’anima della vostra fedeltà. Invocatela continuamente, chiedete di vedere la sua presenza, di camminare verso gli uomini con lui, dietro a lui, così che si possa tutti assieme godere in anticipo di quella gioia di cui avremo piena esperienza oltre la vita.
Amen.
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