Omelia nella solennità dell’Immacolata. Apertura dell’anno dedicato alla vita consacrata. Consacrazione di Sonia Sommella nell’Ordo virginum.
- Reggio Emilia, Cattedrale
08.12.2014
Carissimi fratelli e sorelle,
molti significati si raccolgono oggi in questa celebrazione. Il primo, che tutti li contiene, è la solennità di Maria, concepita senza il peccato originale.
Desideriamo poi dare inizio ufficialmente all’anno dedicato dal Santo Padre alla vita consacrata e riscoprire, assieme ai nostri fratelli e sorelle che hanno abbracciato questa forma di vita, la bellezza di una completa donazione a Dio.
Infine, nel corso di questa celebrazione, raccoglierò il desiderio di una nostra sorella, Sonia, di vivere questa consacrazione a Dio per tutta la vita attraverso la pronuncia dei voti solenni nell’Ordo Virginum.
Come potete bene comprendere, questi tre avvenimenti si illuminano a vicenda. Ne costituiscono, uno la premessa fondamentale (la festa dell’Immacolata), l’altro un cammino educativo e di testimonianza offerto a tutta la comunità cristiana (l’anno della vita consacrata), il terzo, infine, la bellissima testimonianza che questa vita è possibile, anzi, è conveniente anche nel nostro tempo (voti di Sonia).
Sarà dunque la festa ad illuminare tutto quanto. In Maria vediamo una bellezza donata che ci attrae e ci invita a seguirla. La bellezza di Maria infatti non nasce da lei. Viene da Dio. Come una rosa, il più bello tra i fiori, come uno splendido brano musicale, come un’alba o un tramonto, Maria riceve la luce dal suo Signore, come la luna dal sole, come la Chiesa da Cristo.
Il primo aspetto affascinante nella persona di Maria è la sua fede, cioè la sua obbedienza. È qui che nasce la vita consacrata, nella scoperta che Dio ci ha voluti da sempre, prima della creazione, ci ha amati e ci ama. Vale la pena allora raccogliere questo invito, rispondere con tutta la nostra vita, con tutti i nostri pensieri e sentimenti a Colui che ci chiama. Seguendo i passi di Dio, entrando nella sua volontà, Maria è diventata una donna luminosa.
Allo stesso modo, ogni uomo e ogni donna che liberamente rispondono all’invito di Dio a vivere interamente per Lui, di unirsi a Lui in quell’unione sponsale che Cristo ha inaugurato venendo nel mondo, trovano la strada per divenire uomini e donne realizzati. La strada della fede vissuta è strada di umiltà, di gioia nella fatica e nel dolore, di semplicità e abbandono a Dio.
Ciò che ci colpisce in Maria è la carità che nasce dalla sua fede. Novella Eva, “Madre di tutti gli uomini” e “Madre della Chiesa”, non ha mai concepito il suo tempo, le sue energie, i suoi doni, se non per il bene degli altri. Come appare chiaramente a Cana. La dedizione a suo Figlio e a suo marito, Giuseppe, agli apostoli, alla Chiesa nascente, riempie ogni istante del tempo di Maria. Non ha cercato la sua gloria, ma si è considerata sempre la serva del Signore. Per questo tutte le generazioni la diranno beata.
Nella vita consacrata c’è un desiderio di servire, che proprio per essere vero, non vuole mai essere messo in evidenza: è il servizio “ovvio” dei servi inutili, il servizio lieto di chi trova tutta la propria gioia nella bellezza del suo Signore, del suo corpo che è la Chiesa, nella bellezza dei poveri, dei diseredati, che vede sempre come parte del corpo di Cristo.
Per questo colei che risponde all’invito di Dio sente la povertà e la verginità come aspetti essenziali della propria vocazione. Non ha tempo perchè il suo cuore si attardi a rispondere a tanti beni, seppur leciti. Cerca l’essenziale anche nell’ordine della propria casa, dei propri orari, della propria vita. Se non si sposa, non è per disprezzo del matrimonio, anzi, all’opposto, perchè è già sposata. La dedizione a Cristo è una vocazione sponsale che richiede una dedizione continua del cuore e degli affetti, un distacco da cui scaturisce una intensità affettiva inimmaginabile in ogni altra vocazione.
È questo il fascino di Maria nei secoli e in ogni luogo della terra. È questa la bellezza della vita consacrata, che anticipa nel tempo la vita che non finisce, a cui tutti siamo destinati.
Chiedo a tutte le comunità, istituti, monasteri e congregazioni della nostra diocesi di vivere quest’anno con un profondo desiderio di rinnovamento, affinchè in primo piano sia la luminosità di questa vita e la sua profezia per tutto il mondo.
Auguro a tutta la nostra Chiesa di riscoprire questo dono e di viverlo attraverso un’autentica rinascita del dono originario della vita consacrata.
Amen.
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