omelia nella santa Messa per le Case della Carità in pellegrinaggio a Roma
- Roma, Basilica di San Paolo fuori le mura
06.05.2014
Cari fratelli e sorelle,
non dobbiamo cercare lontano le parole da dirci oggi: le troviamo interamente nella liturgia che abbiamo ascoltato.
Sempre, da quando sono sacerdote, preferisco che, nei limiti del possibile, in ogni occasione si celebri la liturgia del giorno, che non si scavalchi mai la liturgia del giorno. E oggi questa scelta ci ha permesso di ricevere un grande regalo. Non c’è, infatti, testo più appropriato alla vostra vita del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni e in particolare di queste parole che proprio oggi abbiamo ascoltato.
Don Prandi parla delle Tre Mense, che ha voluto simboleggiare, anche con l’aiuto di altri, nei Tre Pani in un’unica cesta. Dal Vangelo appena proclamato, provvidenzialmente messo a nostra disposizione dal Signore, possiamo trarre molti approfondimenti su questa scelta di don Prandi che sta al cuore della vostra famiglia, del vostro corpo. Siamo infatti un solo corpo, noi che mangiamo un unico pane. Queste parole di Paolo devono essere sempre al centro della vostra attenzione: vi pongono davanti la meravigliosa realtà della vostra unità, della profonda unità che esiste tra voi. Tra voi fratelli e sorelle, tra voi che siete accolti nelle Case della Carità o che prestate servizio in queste Case, ciascuno con un proprio compito, ma tutti parte di un unico corpo: il corpo di Cristo, che manifesta la sua bellezza e la sua gloria attraverso la realtà delle Case della Carità.
Ebbene, che cosa ci dice questo Vangelo? Ci dice che, in realtà, il pane è uno solo. Possiamo parlare di tre pani come della triplice manifestazione di un unico pane. Questa è la parola che oggi Gesù dice a noi, come ha detto allora agli apostoli, ai discepoli e a tutti coloro che lo ascoltavano: Io sono il pane. Dunque è a lui che dobbiamo rivolgerci se vogliamo comprendere qualcosa della nostra vita, di ciò che la alimenta, di ciò che le è accaduto, di ciò che ci attende. Il dono del pane, il pane vero, il pane della vita, il pane che non ci lascerà mai, il pane che soddisfa è Gesù. Non è come la manna, che nel tempo ha disgustato gli ebrei, e non è neppure come il pane moltiplicato di cui ci ha parlato Gesù nel Vangelo di ieri: le persone lo hanno mangiato, ma poi hanno avuto bisogno ancora di pane, e hanno cercato disperatamente Gesù per averne ancora. Gesù è il pane di cui abbiamo sempre bisogno e di cui, nello stesso tempo, siamo sempre riempiti e soddisfatti.
Che cosa ci dice allora quest’unico pane attraverso i triplici pani di cui parla don Prandi?
Anzitutto il Pane della Sacra Scrittura. Dobbiamo sempre ricordare questo: che attraverso la Scrittura noi incontriamo Gesù. Questo è lo scopo per cui leggiamo prima, meditiamo poi, ruminiamo dentro di noi e ritorniamo, giorno dopo giorno, sulle pagine della Scrittura. La Scrittura Sacra è molto di più di un insieme di parole che possono essere studiate dalla filologia e anche esaminate dall’esegesi di chi ha fede; ma l’esegesi non può dirci l’ultima parola. La parola più profonda è quella sintetica che viene da Gesù che rivela se stesso attraverso la Scrittura: anche attraverso il duro lavoro che noi possiamo compiere su di essa. Dobbiamo arrivare a una lettura spirituale della Scrittura in cui poter comunicare, attraverso quelle parole, al cuore di Gesù. Attraverso la Scrittura dobbiamo poter mettere il nostro cuore nel suo cuore; dobbiamo poter sperimentare che lui è presente, che lui ci parla.
Come questo è possibile? È possibile attraverso lo Spirito. Attraverso lo Spirito Santo la Scrittura rivela a noi i suoi tesori e ci si manifesta come reale presenza di Gesù. Ci svela i tesori della storia dell’uomo, i tesori della storia di Dio con l’uomo. Non abbiamo dunque paura di accostare ogni giorno la Scrittura: troveremo sempre parole nuove, nuovi significati e nuove verità esistenziali per la nostra vita. Non abbiamo paura di cogliere nella Scrittura quelle parole semplici che possiamo dire a chiunque, anche a chi sembra non capire: sono come dei semi deposti in qualunque livello di coscienza, che possono poi germogliare secondo la volontà del Signore nella profondità dei cuori, anche là dove la parola non riesce ad esprimere e i segni tacciono.
Abbiamo poi il Pane dei Poveri.
Gesù ci insegna oggi, proprio attraverso le parole che ha detto, a non dividere mai i poveri da Cristo e a non dividere mai Cristo dai poveri.
Non dobbiamo mai separare Cristo dai poveri: non dobbiamo mai dimenticare che essi sono Cristo. Ci rivelano la realtà del Signore, che da ricco che era si è fatto povero. Non solo si è fatto povero perché ha smesso la gloria della sua divinità assumendo la povertà della nostra umanità, ma proprio per questo ha assunto anche la nostra debolezza, le nostre fatiche, le nostre sofferenze: è entrato a portare su di sè le sofferenze di ogni uomo, come soltanto Dio poteva fare e portare. E allora veramente il povero per noi è Cristo: dobbiamo prestare a lui l’attenzione, la reverenza, l’affetto che presteremmo a Cristo. Impariamo da lui, infine, come dobbiamo trattare Cristo.
Ma nelle stesso tempo non dobbiamo mai dividere Cristo dai poveri. Se essi hanno tanti bisogni e tante necessità, il bisogno più grande e più profondo che hanno è il bisogno di Cristo. Se noi siamo stati scelti da Dio per servire e per vivere nelle Case della Carità, è perché abbiamo a portare Cristo ai poveri. Cristo ha per i poveri delle parole che nessuno potrebbe dire; delle attenzioni che nessuno potrebbe avere; una misericordia che nessuno potrebbe portare. Non separiamo mai dunque Cristo dai poveri e i poveri da Cristo.
Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! L’evangelista aveva chiaramente presente l’Eucarestia: il Pane dell’Eucarestia è nello stesso tempo il pane ultimo e primo, il pane del corpo e sangue di Cristo. Nel Corpo e nel Sangue di Cristo, adorato, ancora prima che ricevuto, noi scopriamo il segreto di ogni storia umana. Il segreto della solitudine, il segreto del silenzio, il segreto dell’abbandono, il segreto della sofferenza, il segreto di ciò che Dio può chiedere all’uomo come partecipazione al suo mistero umano e divino.
Nello stesso tempo, in quel silenzioso pane bianco, troviamo il centro della storia dell’universo. Il centro della storia dell’universo non sono i raduni dei grandi, non sono i ’G8’. Non sono le parole dei potenti il motore invisibile e attivo della storia dell’universo: è l’Eucaristia. È lì che tutto si raccoglie e tutto si muove; è lì che tutto è perdonato e giudicato; lì che tutto viene raccolto e custodito per l’eterno, e vagliato per il giudizio finale.
Allora attraverso questi Tre Pani noi ci accostiamo all’unico pane, e impariamo realmente cosa vuol dire vivere e come vivere. Rendiamo grazie dunque a don Prandi e a tutti coloro che l’hanno seguito, per questa intuizione di case che educhino coloro che vivono nelle parrocchie alla scoperta di chi sia Cristo attraverso il servizio dei poveri. E al servizio dei poveri come espressione della carità di Cristo.
Vi devo dire adesso un piccolo segreto della mia vita. Sono stato per 27 anni superiore di un istituto da me fondato, la Fraternità San Carlo. Negli ultimi anni, sentendomi particolarmente stanco, ho chiesto ai miei collaboratori di eleggere un altro superiore. Naturalmente resistevano a quest’idea. Io volevo occuparmi di un’opera di carità. Volevo andare a vivere in un ospedale, in un quartiere povero dell’Africa; volevo spendere gli ultimi anni della mia vita in un’opera di carità. Naturalmente mi hanno detto di no. Ed è per questo che ora sento le Case della Carità come il realizzarsi di questo mio desiderio. Anche se posso stare con voi poco tempo, meno di quanto vorrei e desidererei, la mia presenza in mezzo a voi è percepita da me come un segno che Dio mi manda: ‘Esaudisco sempre quello che chiedi’. E, dunque, sento di essere particolarmente vicino alla vostra vita, sono desideroso di immergermi sempre di più nella vostra realtà, di imparare dalla vostra storia, e anche di comunicarvi la mia, in una comunione e in uno scambio di doni che ci porti tutti ad essere sempre più consapevoli del regno di Dio e del suo posto nel mondo.
Sia lodato Gesù Cristo.
Allegati