Omelia nella santa Messa per la solennità del beato Rolando Rivi
- San Valentino, Pieve
29.05.2014
Cari fratelli e sorelle,
celebriamo oggi, per la prima volta, la festa liturgica del beato Rolando Rivi, figlio della nostra terra e della nostra Chiesa, seminarista del nostro seminario di Marola; e la celebriamo proprio qui, accanto a quanto rimane del suo corpo mortale. Nella chiesa dove è stato battezzato, dove, fin da piccolo, sotto la guida di don Olinto Marzocchini e dei suoi genitori, ha imparato a conoscere il Signore, dove ha sperimentato la gioia del servizio all’altare, lui che amava giocare, correre, scherzare; dove godeva nel cantare le lodi del Signore. Qui alla fine della guerra, il 29 maggio 1945, è stato portato il suo corpo martoriato e insanguinato. Qui, dopo la beatificazione del 5 ottobre scorso, le sue ossa, ora poste sotto l’altare, sono realmente come un seme nella terra che attende di dare vita a una nuova fioritura.
Quale nuova primavera chiedere come grazia a Dio, per intercessione del nostro martire? Innanzitutto che il nostro popolo sia consapevole del grande dono della fede cristiana. Essa, come abbiamo insieme meditato ancora una volta durante l’anno della fede, ci permette di vedere in una maniera più profonda e più vera la realtà della vita presente e futura, ci rende certi dell’esistenza di Dio, ci fa conoscere la storia della salvezza che ha al suo centro la morte e resurrezione di Gesù.
La fede non è un privilegio che ci allontana dagli altri uomini. Essa è un dono che, per sua intima natura, chiede di essere comunicato e donato. Ogni battezzato è chiamato ad essere un testimone. Proprio in questo luogo in cui brilla l’esperienza, semplice e drammatica assieme, della testimonianza a Cristo fino all’effusione del sangue, ciascuno di noi, ciascun figlio di questa nostra Chiesa, riscopra la luce che ha ricevuto e che non deve essere nascosta, ma posta sul monte (cfr. Mt 5, 14) per illuminare tutta la realtà circostante.
Gli uomini attendono Cristo: beato Rolando, ottieni dal Signore per ognuno di noi la grazia di essere missionario!
Il desiderio della testimonianza sorga come impulso vero, ragionevole, interiore, dalla profondità del nostro cuore. Esso ci faccia uscire dai nostri ambienti, dalle nostre abitudini, e ci renda cercatori dell’uomo, a imitazione di Gesù che non si stancava di andare incontro alle persone.
I martiri ci rendono consapevoli che è in atto, fino alla fine del mondo, una lotta molto forte di Satana contro Dio e il suo Regno. Satana odia la luce, la bellezza, la carità. Vuole porre degli ostacoli sulle strade che conducono a Cristo. I martiri ci insegnano che niente ci può separare dall’amore di Cristo. Egli ci è vicino e ci assiste nelle prove più dure, come è stato vicino a tutti coloro – e sono milioni – che sono stati martirizzati nel suo nome durante il secolo XX e in questo inizio del XXI.
Dal dolore innocente sale a Dio una grande supplica, una grande intercessione per tutti gli uomini del mondo.
Uniamoci ad essa con la nostra preghiera, con l’offerta della nostra vita. Chiediamo al beato Rolando Rivi di intercedere presso il Signore perché nella nostra terra sia custodita la fede ed essa diventi seme fecondo di un nuovo umanesimo.
Amen.