Omelia nella Messa di suffragio per don Giussani nel IX anniversario della morte
- Reggio Emilia, Basilica di San Prospero
24.02.2014
Cari fratelli e sorelle,
Cari amici,
la personalità di don Giussani è così ricca di doni che non si finirebbe mai di scrutarli. Qualcosa ho detto nei miei libri su di lui e anche pochi giorni fa, durante la presentazione di una sua biografia.
La Lettera agli Ebrei ci ammonisce: Ricordatevi dei vostri capi, ricordatevi dei vostri padri, i quali vi hanno annunciato la Parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede (cfr. Eb 13,7). Trovo raccolto in queste parole ciò che desidero lasciarvi oggi.
Cercherò ora di ascoltare con voi le parole della Lettera che ho citate.
Ricordatevi dei vostri padri: l’ammonimento del testo della Scrittura è più che mai attuale. Oggi si vorrebbero dimenticare i padri, quando non ucciderli. La paternità è un’arte difficile, soprattutto perché il padre è un uomo come noi, fragile e debole, peccatore come noi. Eppure, proprio quando riconosciamo i suoi limiti di uomo, proprio allora siamo in grado di scoprire la sua grandezza.
Non è forse così che accade ad ogni figlio quando, nella maturità, ripensa al proprio padre naturale?
Lo stesso, o qualcosa di analogo, accade al padre spirituale. Il tempo, facendo decantare la sua personalità, ne mette in luce gli aspetti più luminosi e duraturi.
Don Giussani è stato un uomo travolto da una passione bruciante, una passione incontenibile per Cristo e per gli uomini.
Ricordarlo vuol dire chiedere di partecipare allo stesso fuoco. Questo è vero sia per chi lo ha conosciuto personalmente, per breve o per lungo tempo, sia per coloro che, pur senza averlo mai incontrato (e saranno sempre di più, come è logico che accada), sono stati incrociati e affascinati dalle sue parole e dall’opera del movimento da lui nato.
Ricordatevi dei padri che vi hanno annunciato la Parola di Dio. Don Giussani non ha fatto altro nella sua vita che introdurre uomini e donne, ragazzi ed adulti, nella conoscenza di Dio e di se stessi; anche attraverso una profonda esperienza della Scrittura, da lui letta, meditata e citata in continuazione. Non ha mai dimenticato che la Parola di Dio non è un libro, ma il Verbo di Dio fatto carne, che ci raggiunge attraverso la Tradizione della Chiesa, in cui un posto privilegiato occupa la Scrittura.
Quale familiarità con Dio, con Gesù, con la Bibbia ho imparato da don Giussani!
Considerate attentamente l’esito finale della loro vita. Savorana, nella sua biografia, ha aperto per la prima volta uno squarcio importante e rivelatore sui lunghi anni finali della malattia di don Giussani.
Attraverso la malattia, molto dolorosa e invalidante, che lo ha staccato fisicamente dal movimento e da quasi tutti i suoi amici, don Giussani si è unito in profondità alla sua opera, offrendola alla Chiesa.
Ha sperimentato che è veramente nostro solo ciò da cui ci stacchiamo nell’offerta. È entrato progressivamente, senza mai lamentarsi, nel disegno di Dio, insegnandoci così una pazienza (lui, che per carattere era così irruente) e soprattutto la letizia nell’incontro sempre nuovo con Cristo che ci fa attraversare anche le oscurità del male e della morte.
Imitatene la fede. L’esortazione della Lettera agli Ebrei riassume in tre parole tutta la vita e il compito avventuroso e affascinante di coloro che desiderano partecipare per attrazione e seguire le orme luminose della vita di don Giussani.
Imitatene la fede non vuol dire: cercate di copiare, ma piuttosto: entrate nella sua fede, entrate nel suo dialogo con Cristo e con gli uomini, entrate nel cammino, nel metodo della sua evangelizzazione, chiedete a Dio, per sua intercessione, questa grazia.
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