Omelia nella festa della B. V. di Lourdes
- Montericco (Albinea) – Santuario della B. V. di Lourdes
11.02.2014
Cari fratelli e sorelle,
è la prima volta che celebro in questo santuario, il primo in Italia dedicato alla Madonna di Lourdes, edificato tra il 1896 e il 1898, grazie all’intraprendenza e alla generosità del prevosto don Domenico Castellini che interpretava così l’ardente devozione mariana della popolazione.
Saluto e ringrazio per il suo lavoro in questa unità pastorale don Giuseppe Bassisi, che mi ha invitato a celebrare assieme a voi questa santa messa. Ringrazio con riconoscenza anche il diacono Giuseppe Piacentini, che custodisce questa chiesa.
Abbiamo ascoltato, nella prima lettura, le parole del profeta Isaia: Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti l’amate. Sfavillate di gioia con essa… Qual è il motivo di questa gioia, di questa esultanza? Gerusalemme è il simbolo e l’anticipazione della casa che Dio ha costruito per ognuno di noi: la Chiesa. È alla Chiesa, corpo di Cristo, che si riferiscono le parole del profeta: Come una madre consola un figlio così io vi consolerò;
in Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore. La Chiesa è veramente la casa dove è possibile trovare ristoro dalle nostre fatiche, guarigione dalle nostre malattie, liberazione dalle nostre schiavitù.
Maria è colei che ci introduce e ci accompagna dentro questa casa. È lei, infatti, la prima vera dimora di Dio, è lei la casa che Dio ha edificato per venire ad abitare in mezzo a noi e così abbracciare tutti i popoli. È per questo che la Madonna è modello e madre della Chiesa, la sua immagine pura e santa.
Proprio a Lourdes Maria si è presentata come l’Immacolata, colei che non è stata toccata dal peccato originale. C’è una connessione profonda tra la sua purezza e il titolo che il popolo cristiano le ha presto riconosciuto: salus infirmorum. Siamo tutti infermi, infatti, tutti siamo segnati dal peccato e abbiamo bisogno di guardare alla purezza di Maria per essere liberati dalle nostre infermità spirituali e materiali. Per accorgerci della bellezza alla quale Dio ci chiama a partecipare.
Ma la Vergine è salute degli infermi innanzitutto perché ci porta suo Figlio. È lui che ci guarisce. I vangeli ci danno continua testimonianza della sollecitudine di Gesù per i malati, cioè per tutti gli uomini e le donne che incontrava, a partire dai suoi discepoli. Le guarigioni da lui operate erano il segno di una liberazione più grande, della remissione dei peccati (cfr Mc 2,1-12). Capiamo allora come la Chiesa prolunghi, attraverso i sacramenti, soprattutto il battesimo, la confessione, l’eucarestia e l’unzione degli infermi – che tra poco impartirò ai malati di questa parrocchia – la vita stessa di Gesù.
Il primo prolungamento di questa vita nuova è stata ed è proprio Maria. Nel Vangelo appena proclamato ella si reca da Elisabetta non innanzitutto per portare alla parente un aiuto materiale, di cui aveva certamente bisogno, ma per donarle la presenza di suo Figlio. È di lui che gli uomini e le donne hanno bisogno e Maria lo sa. Per questo il miracolo più grande che avviene attorno al santuario di Lourdes, così come attorno a ogni santuario mariano, è la scoperta di Gesù che opera la conversione del cuore.
Preghiamo la Madonna di benedire ognuno di noi, le nostre famiglie, i nostri ammalati, questa città. Chiediamole di donarci la sua fede e la sua carità, per essere capaci di donare la nostra vita a imitazione di Cristo, come ci invita a fare il papa nel suo Messaggio per la XXII Giornata Mondiale del Malato che oggi si celebra.
Soprattutto chiediamo a Maria di mostrarci suo Figlio e di renderci generosi e intraprendenti nel donarlo ai nostri fratelli, proprio come lei ha iniziato a fare con Elisabetta e continua a fare con chiunque si rivolga al suo sguardo materno.
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