Discorsi nel solenne ingresso in Diocesi 3
- Alla casa del clero inabile e infermo presso al casa San Giuseppe di Montecchio
16.12.2012
Cari fratelli, ho voluto iniziare anche da qui il mio cammino verso la Cattedrale, verso
la Diocesi, verso questa mia nuova responsabilità. Saluto i responsabili di questa casa
e tutti coloro che la abitano. Ringrazio don Walter Rinaldi, delegato vescovile per i sacerdoti
anziani e malati, per le parole di benvenuto che mi ha rivolto.
Il mio episcopato si inserisce in una lunga, gloriosa storia di centinaia di anni. Di questa
storia – fatta di vescovi, di migliaia di preti e religiosi, ma soprattutto segnata dalla
continua presenza, su questa terra, del popolo cristiano – voglio farmi discepolo. Per
essere maestro devo essere discepolo. So di essere l’ultima onda di un grande fiume
che mi precede. Nello stesso tempo so che questa storia non devo ripeterla, ma riviverla
con voi in modo nuovo, così che parli ancora al nostro cuore e al cuore e alla mente
degli uomini.
Sono qui, poi, per ringraziare. Innanzitutto il vescovo emerito, monsignor Paolo Gibertini,
che simbolicamente mi introduce nella storia e nella vita della Chiesa reggianaguastallese.
Attraverso questi sacerdoti anziani e malati desidero ringraziare tutti i sacerdoti
della nostra Chiesa per la loro fede, la loro carità, la loro operosità. Immagino
attraverso quali sacrifici possa spesso passare la loro vita! A voi che vivete in questa
casa e a tutti i sacerdoti malati e infermi voglio dire: il sacerdozio non è solo predicazione,
celebrazioni liturgiche, rapporti educativi. Esso è soprattutto offerta di sé, intercessione,
ponte tra la terra e il cielo. Accettando questo tempo di ritiro forzato dalla vita
pastorale, voi non smettete di essere sacerdoti. Lo siete in modo eminente. Nell’identificazione
alla passione di Gesù, partecipate efficacemente alla missione del vescovo
e del popolo cristiano. Di questo vi sono immensamente grato.
Cari fratelli, tutto sarebbe veramente troppo gravoso se non ci fosse dato di godere del
dono della comunione, dell’amicizia, del sostegno vicendevole. A tutto ciò vorrò dedicare
il tempo più importante delle mie giornate.
Tutti benedico di cuore.
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