Discorsi nel solenne ingresso in Diocesi 2
- Al complesso dei poliambulatori e mensa Caritas
16.12.2012
Desidero iniziare il mio servizio alla Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla incontrandomi
con i poveri, con i bisognosi e con coloro che si prendono cura delle loro persone.
Il mio saluto e il mio grazie al direttore della Caritas diocesana, Gianmarco Marzocchini,
e agli operatori che prestano il loro servizio qui e nel centro di ascolto diocesano.
Più che interessati alla povertà, vogliamo curvarci sui poveri. E vogliamo soccorrere
i poveri non tanto perché in essi vediamo Cristo, ma perché essi sono Cristo. L’avete
fatto a me (Mt 25,40): “ogni volta che avete dato da bere, da mangiare, che avete dato
un letto, una buona parola, un conforto… a uno di loro, l’avete fatto a me”. Come racconta
la Tradizione, San Lorenzo, diacono a Roma, ai magistrati che gli intimavano di
consegnare i beni ecclesiastici per aver salva la vita, additò i poveri della città come il
vero tesoro della Chiesa: Ecco questi sono i nostri tesori: sono tesori eterni, non vengono
mai meno, anzi crescono (cfr. Jacopo da Varazze, Legenda aurea CXVII).
Dobbiamo tornare sempre ad alcuni grandi santi della Chiesa per capire cosa sia la
carità: san Francesco, san Vincenzo de’ Paoli, madre Teresa di Calcutta. Vengono alla
mente le sue risposte alle domande di un giornalista: «perché lo fate?». «Lo facciamo
per Gesù» (cfr. Edward Le Joly, Lo facciamo per Gesù. Madre Teresa e le Missionarie
della carità, San Paolo, 2003).
Qui, dunque, troviamo il dinamismo profondo della vita umana che è donare. Doniamo
un po’ del nostro tempo a queste persone, condividiamo la loro vita e le loro necessità
come Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, ha condiviso la nostra esistenza umana. Qui,
nella carità, c’è la scuola dell’esistenza cristiana.
Con la mia benedizione.