Omelia per la solennità del Corpus Domini
- Reggio Emilia, Cattedrale
30.05.2013
Cari fratelli e sorelle,
il mistero che oggi celebriamo è uno dei più grandi e significativi della nostra fede. LEucarestia è una realtà che ci sorprende e ci supera da tutte le parti. Nessun mistero ci trova così balbettanti e incapaci: linfinitamente grande della compassione di Dio entro linfinitamente piccolo e quotidiano del pane e del vino!
Eppure qualche parola voglio dire, facendomi eco della grande riflessione della Chiesa che non ha mai smesso di contemplare questo mistero e di scrivere pagine di altissima poesia su di esso.
La festa del Corpus Domini è stata istituita dal papa Urbano IV nel 1264 per presentare lEucarestia come il cuore nascosto, eppure pulsante e creativo, del rinnovarsi del mondo. LEucarestia come centro non solo della nostra vita cristiana, ma anche del cammino di tutti gli uomini verso il loro compimento definitivo.
Come sottolinea il brano di san Paolo che abbiamo ascoltato (cfr. 1Cor 11, 23-26), cè uno stretto legame tra questa festa e listituzione dellEucarestia che Gesù ha realizzato durante lultima cena, prima della sua passione, morte e resurrezione. Lo stesso legame che vi è fra la radice e la fioritura di un albero.
Gesù è presente nella storia delluomo attraverso il suo corpo ecclesiale, adunato dallo Spirito Santo, attraverso i santi. Nello stesso tempo, proprio per alimentare la vita della Chiesa, Egli si è fatto cibo e bevanda per noi, nascondendosi sotto le specie del pane e del vino. Da questo punto di vista possiamo considerare questa festa come il compimento della Pasqua, il frutto maturo della resurrezione di Gesù. Leucarestia, infatti, rende presente il Cristo risorto dentro la nostra vita quotidiana. Essa è presenza che salva, che trasfigura, che muta la vita delluomo, che la compie.
«Il Signore non ci ha donato un Suo ritratto, un Suo ricordo, una Sua reliquia, un Suo simbolo: ci ha dato la Sua presenza reale [
]. Lamore è presenza, lamore crea la vicinanza, lamore non può vivere realmente a distanza, lamore è comunicazione [
]. Cristo ha realizzato la presenza nella maniera più piena, misteriosa fin che vogliamo, e che ci lascerà sempre incantati e sorpresi» (G. B. Montini, Omelia del Giovedì Santo, 26 marzo 1959). Sono parole del cardinale di Milano, Giovambattista Montini, futuro Papa, il giovedì santo del 1959. Parole che descrivono le ragioni della nostra speranza e della nostra gioia. Non siamo soli nel nostro cammino, nei nostri desideri, nelle nostre speranze. Dio non ci ha abbandonati: «Gesù Cristo si presenta a noi come la risposta di Dio alla nostra ricerca, alle nostre angosce» ci ricordava 25 anni fa il beato Giovanni Paolo II, visitando la nostra Chiesa proprio nella ricorrenza del Corpus Domini. E continuava: «Egli dice: Sono io il pane della vita capace di saziare ogni fame; sono io la luce del mondo capace di orientare il cammino di ogni uomo; sono io la risurrezione e la vita capace di aprire la speranza delluomo sulleternità» (Giovanni Paolo II, Omelia nella visita pastorale alla diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, Guastalla, 5 giugno 1988).
Questa festa del Corpo e Sangue di Cristo ci offre lopportunità di ricordare la visita del grande Papa che ha guidato la Chiesa per 27 anni. Un pontificato denso di viaggi, di discorsi, di atti di governo, ma soprattutto un pontificato che ha mostrato a tutto il mondo la positività della fede cristiana, capace di esaltare e valorizzare ogni espressione della vita delluomo.
Grazie, Giovanni Paolo II! Grazie della tua fede in Cristo, Redentore delluomo, centro del cosmo e della storia! Grazie della tua carità, che si è manifestata in una dedizione inesausta al Corpo di Cristo, ai diritti degli indifesi, alla libertà religiosa! Grazie della tua speranza, che ha aperto al mondo nuovi scenari di libertà, la speranza che ha chiesto di aprire le porte a Cristo!
Ma cè un altro motivo di gratitudine a Dio per il grande dono che ci ha fatto attraverso il mistero del suo Corpo e del suo Sangue. Ed è lo stesso Giovanni Paolo II, nella sua ultima enciclica Ecclesia de Eucharistia a sottolinearlo: «nella comunione eucaristica si realizza in modo sublime il dimorare luno nellaltro di Cristo e del discepolo» (Ecclesia de Eucharistia, n. 22). In ogni santa Messa, non solo Gesù si fa presente nella nostra vita, ma ci rende partecipi della sua vita divina e ci coinvolge nella sua opera di salvezza facendo di noi il suo stesso corpo. Se nel sacrificio della croce, consumato una volta per tutte duemila anni fa, Gesù si donava a noi mentre noi eravamo ancora lontani (cfr. Rom 5,8), ora, nellofferta del pane e del vino, anche le nostre vite partecipano con lui alla redenzione del mondo. LEucarestia è il sacramento attraverso cui Dio, nel suo Figlio, assume tutta quanta la creazione, tutti quanti gli uomini e le donne, per riportarli nel suo seno.
La celebrazione eucaristica si rivela, così, come il segreto dellunità e della comunione tra gli uomini, «segno di unità, vincolo di carità» (Sacrosanctum Concilium, n. 47). Siamo un solo corpo perché ci nutriamo dello stesso pane, dice san Paolo (cfr. 1Cor 10,17).
«Voi siete il corpo di Cristo e il vostro mistero, cioè la vostra realtà più vera, si trova sulla mensa del Signore: ricevete il vostro mistero, ricevete ciò che siete e siate quello che vedete» (cfr. Agostino di Ippona, Sermo 272). È una mattina di Pasqua di quasi milleseicento anni fa quando santAgostino pronuncia queste parole nella sua cattedrale.
Cari fratelli e sorelle, è veramente grande il mistero che celebriamo durante la santa Messa. «Nessun santo vivrà mai più di quello che la Messa può dare a ciascuno», scrive giustamente un mistico, nostro contemporaneo (D. Barsotti, Pasqua. La trasparenza di Cristo risorto nellEucarestia, San Paolo, 2005, 38).
Disponiamoci dunque, con questi sentimenti, a vivere quanto tra poco accadrà sullaltare.
Amen.
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