Omelia per la solenne Veglia di Natale
Cattedrale di Reggio Emilia, 24 dicembre 2012
Carissimi fratelli e sorelle,
vi annuncio una grande gioia
[…]: oggi è nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore! (Lc 2, 10-11). Queste parole, con le quali l’angelo rivela ai pastori la nascita di Gesù, sono rivolte questa sera a tutti noi. “Gioia”, assieme a “luce”, è la parola più ricorrente in questa liturgia. E abbiamo veramente ragione di rallegrarci assieme e di gioire per il grande dono che ci viene fatto: «Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e ci dona la gioia delle promesse eterne» (san Leone Magno, Disc. 1 per il Natale, 1). 2 et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine, si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. È nato il salvatore (cfr. Lc 2,11). Questa parola risuona profondamente dentro di loro. Essi attendevano, avevano una domanda dentro di sé che nasceva dalla loro umanità e dall’ascolto della Scrittura. Si imbattono in un avvenimento assolutamente desiderato, eppure non creato da loro. La risposta alla loro attesa è stata portata dall’angelo con quell’annuncio. L’hanno accolta con stupore, come un dono gratuito. Zibaldone LXVIII). oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore (Lc 2,11). 3
Gv 14,9). Il Catechismo afferma: «Il Verbo si è fatto carne perché noi, così, conoscessimo l’amore di Dio» (CCC 458).
Ma a cosa servirebbe all’uomo conoscere l’esistenza di Dio, sapere che è voluto e amato da lui, se non avesse anche una strada per raggiungerlo? «C’è solo una via – afferma sant’Agostino – che pone al sicuro da ogni errore: che la stessa persona possa essere insieme Dio e uomo: Dio, quale meta verso cui stiamo andando; uomo, come via per la quale andiamo» (
Come ai pastori, Dio si comunica a noi nella vita ordinaria, ci raggiunge là dove siamo. L’unica virtù che ci è chiesta è la semplicità. Accogliere Dio nella forma che lui sceglie per rivelarsi. I pastori non avevano nulla da difendere, non avevano idee precostituite. Per questo non si scandalizzano del segno che viene loro dato:
Dopo l’annuncio occorre andare a vedere (cfr. Lc 2,15). Nell’itinerario di fede che stiamo seguendo, al principio vi è l’iniziativa gratuita di Dio, subito dopo incontriamo la libertà dell’uomo che si muove.
Anche noi siamo chiamati a compiere lo stesso itinerario dei pastori. Anche noi, come loro, siamo stati raggiunti dall’avvenimento di Cristo presente nella nostra vita. Muoviamoci, dunque. Andiamo incontro a Dio che si fa a noi vicino nella Chiesa, nelle diverse comunità che la compongono. Andiamo da lui per adorarlo e, come i pastori, andiamo poi incontro ai nostri fratelli uomini per comunicare loro la gioia che ha riempito il nostro cuore.
Chiediamo al divino Bambino la semplicità dei pastori per poter riconoscere e adorare la sua presenza nell’Eucarestia che tra poco celebreremo così come nei fratelli che egli ci mette accanto.
Amen.
Sono molto contento di essere il messaggero di questo annuncio proprio all’inizio del mio ministero come vescovo in mezzo a voi. Esso risuona in modo particolare durante questo anno della fede e mi spinge a iniziare questa notte, assieme a voi, una catechesi sui misteri fondamentali del cristianesimo. Ripercorriamo i momenti principali della vita di Gesù. Li rivivremo assieme per scoprire ciò che essi sono per noi.
Mistero, nel linguaggio cristiano, non vuol dire: cosa nascosta, “misteriosa”, lontana, inconoscibile. Il Mistero è l’azione di Dio che si rivela, si fa conoscere, pur rimanendo inesauribile per i nostri poveri concetti e la nostra esperienza. Dio non è inconoscibile. All’opposto, nel Figlio egli è infinitamente conoscibile. Così quest’anno cercheremo di conoscerlo assieme, come fosse la prima volta.
L’evento che questa santa notte celebriamo, la nascita di Gesù, è strutturalmente collegato a quello che ne costituisce l’origine, l’annuncio a Maria e l’Incarnazione del Verbo nel suo seno. L’Incarnazione è il cuore stesso del Credo:
Perché Dio si incarna? Vorrei iniziare a rispondere assieme a voi a questa domanda. Il Vangelo appena proclamato ci indica la direzione nella quale cercare. I pastori sono raggiunti da qualcuno che reca loro una notizia sommamente interessante per la loro vita, un fatto che ha la pretesa di rispondere all’attesa più profonda del loro cuore. Sentono dire dall’angelo:
La storia dell’umanità, fin dai suoi albori, è attraversata dall’anelito dell’uomo all’infinito, alla giustizia, alla bellezza, alla conoscenza di sé e di Dio. Alla salvezza. Ma le risposte che l’uomo trovava da sé non bastavano mai. È dovuto intervenire Dio. Scrive significativamente Giacomo Leopardi: «Il non potere essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, dalla terra intera; considerare l’ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole meravigliosa dei mondi e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell’animo proprio» (G. Leopardi,
Ciò che ogni uomo ha sempre cercato viene comunicato a dei poveri pastori:
Il bambino che oggi contempliamo, durante la sua vita ci rivelerà il Padre. Quando inizierà a percorrere le strade di questa nostra terra dirà quest’unica parola: «Dio è Padre, Padre mio e Padre vostro. Non siete soli, la vostra vita non è frutto del caso. C’è qualcuno che vi ha voluti e che vi ama. Qualcuno che guida le vostre vite, nonostante tutte le apparenze contrarie. Io sono venuto per questo, perché chi vede me, possa vedere Lui» (cfr.