Omelia per la Domenica delle Palme (testo pronunciato a braccio)
Cattedrale di Reggio Emilia, 24 marzo 2013
24.03.2013
Cari fratelli e sorelle,
abbiamo ascoltato, anzi abbiamo partecipato già in anticipo al mistero di questa settimana; attraverso le letture di questa Messa, in particolare la lettura del Passio, abbiamo vissuto con Gesù tutto il mistero dell’iniquità e della luce. Tutta la Settimana Santa si è dispiegata davanti a noi: mistero di Cristo, della sua libera donazione, ma anche mistero di ogni uomo, di ogni vita umana, perché soltanto nella luce di Gesù, di ciò che è accaduto a Lui, di ciò che Lui ha vissuto, possiamo comprendere noi stessi.
Così questa Settimana Santa che si apre non è qualcosa di periferico, di occasionale, per la nostra esistenza e per la vita stessa dell’universo: tutto l’universo – dal più piccolo cuore dell’uomo all’immenso ammasso dei pianeti, delle stelle e delle galassie – ruota attorno alla croce. Tutto, consapevolmente o inconsapevolmente, trova lì il suo punto di stabilità e di spiegazione. Perché infine tutto si racchiude in queste parole, che abbiamo ascoltato anche nella lettera di san Paolo ai cristiani di Filippi: caduta e ritorno. Caduta dell’uomo, che non ha accettato Dio, che fin dall’inizio ha voluto porsi come alternativa a Dio e in questo modo ha trascinato con sé verso il basso tutto il mondo, e ne sono nate le divisioni, gli omicidi, le guerre, le confusioni, i dissidi tra gli uomini e le nazioni. Ma, nella pienezza dei tempi, c’è stato un altro abbassamento, questa volta non più abbassamento dell’uomo verso la morte, ma abbassamento di Dio verso la vita. Dio si è abbassato, si è fatto Lui stesso uomo: ha condiviso la nostra fragilità, ha assunto su di sé la nostra mortalità, ha portato su di sé i nostri peccati e infine è stato innalzato sulla croce perché tutto questo – umanità, fragilità, mortalità, peccato – fosse svuotato dall’interno e gli uomini, salvati, potessero riconoscerlo come il loro Signore. Quindi questo mistero di abbassamento terribile dell’uomo, questo mistero di condivisione di Dio è diventato mistero d’innalzamento. Egli è stato innalzato sulla croce, è stato innalzato nella gloria del Padre: la sua obbedienza ha ottenuto a Lui questa gloria, in cui Egli vuole fare entrare ciascuno di noi.
Come possiamo entrare nella sorte stessa del Figlio, che ora siede alla destra del Padre, rivivendo con Lui la vicenda della sua passione, morte e risurrezione? Dio stabilisce per ciascuno di noi una strada di partecipazione; lasciamola pensare a Lui, a noi spetta soltanto l’umiltà di entrarvi, di riconoscerla, sapendo che siamo e saremo sostenuti da Lui. E allora si spalanca davanti a noi questa strana liturgia della Domenica delle Palme, in cui è anticipata tutta la realtà di sangue che Cristo dovrà vivere; ma in realtà la cornice di questa liturgia è una cornice di luce, di festa, di osanna. Come nella realtà della Trasfigurazione, così anche nella Domenica delle Palme Gesù vive un anticipo del suo innalzamento, vive un anticipo della luce gioiosa e gloriosa che lo accompagnerà fino al Padre. Sono le voci di coloro che lo accolgono, sono i loro canti, le loro grida, sono i bambini che fanno festa, sono i tappeti che vengono stesi, sono i rami di ulivo e di palma che sono tagliati e nel timido sole della primavera che inizia fanno corona a questo Re così particolare che entra per regnare su Gerusalemme attraverso l’umiltà di un asino, non attraverso le grandi bardature degli imperatori; il suo corteo sono pochi uomini e donne, alcuni bambini; la festa di cui il vangelo parla, in realtà, non è avvertita dai più di Gerusalemme; è avvertita soltanto da quelli che stanno intorno a Gesù.
Allora questa Domenica delle Palme sta a dirci che Gesù ci accompagna nella strada del nostro abbassamento e del nostro innalzarci fino a Lui; ci accompagna già adesso: prima della Passione c’è la luce, prima della Passione c’è un anticipo di resurrezione, prima del dolore c’è la gioia. Egli ci dona già ora la sua grazia, l’anticipo della festa finale, perché possiamo essere confortati nei giorni della difficoltà e della prova, nei giorni in cui Egli ci chiederà di partecipare più profondamente ai suoi giorni di sangue e di passione. In questo modo tutta la comunità cristiana fa l’esperienza che il Signore risorto è con lei. Anche se noi vivremo adesso i giorni della passione, li vivremo nella piena consapevolezza ed esperienza che il Signore è già risorto. Il Signore ci attrae, ci perdona, ci accompagna, ci ha già dato la sua vita e ci permette perciò di attraversare anche la valle oscura delle difficoltà e delle prove.
Auguro a tutti voi e a tutta la nostra comunità diocesana di poter vivere questa esperienza di passione e di luce così da partecipare intensamente e pienamente alla gloria della Risurrezione.
Sia lodato Gesù Cristo.