Omelia nella solennità dellAscensione del Signore Inaugurazione del nuovo centro di comunità
- Reggiolo, Centro della comunità
12.05.2013
Cari fratelli e sorelle,
torno in mezzo a voi a distanza di qualche settimana dalla mia prima visita. Saluto innanzitutto il parroco, don Gino Bolognesi, il vice-parroco, don Antonio Crispino, mons. Angelo Melegoni, parroco emerito di Reggiolo, i sacerdoti e i diaconi che vivono con noi questa celebrazione provenienti anche da Olgiate e Lambrate. Ringrazio per la loro significativa presenza e per tutto laiuto che ci hanno dato mons. Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, don Andrea La Regina, responsabile dei macro-progetti della Caritas nazionale, Gianmarco Marzocchini, direttore della Caritas diocesana e il diacono Cesare, direttore della Caritas di Rimini che ci ha donato la tensostruttura utilizzata finora. La mia gratitudine anche ai delegati regionali di Caritas Campania e Caritas Basilicata, il cui contributo è stato fondamentale per la realizzazione di questo nuovo centro. Saluto, infine, le autorità civili e militari, i sindaci presenti, le forze dellordine, il maresciallo dei carabinieri, la protezione civile e i vigili del fuoco, i rappresentanti dellufficio diocesano Beni Culturali e tutti coloro che a diverso titolo hanno lavorato per la realizzazione di questa nuova struttura.
Sono qui innanzitutto per stare con voi, per esprimervi la mia vicinanza, quella della Chiesa. Per assicurarvi che Dio non vi abbandona. Sono qui anche per chiedere che ogni sforzo venga fatto, da parte delle autorità statali e regionali, affinché vengano messe a disposizione dellopera di ricostruzione le somme stanziate.
Di fronte alle prove che avete vissuto, quando assieme alle case e ai luoghi del nostro ritrovarci, sembrano crollare anche le speranze del nostro cuore, grande è la tentazione dello scoraggiamento. Io stesso visitando qualche settimana fa questa vostra città, vedendo la distruzione causata dal terremoto nelle case e nelle costruzioni pubbliche, mi sono chiesto: se fosse capitato a me, come avrei reagito? Se capiterà a me, come reagirò? Se di colpo non avrò più molte cose che mi hanno accompagnato tutta la vita e che ritengo importanti, se non essenziali, come reagirò?
Ciò che accade, come un terremoto, è misterioso e suscita in noi tante domande. Perché a noi? Perché proprio qui? Perché così tante volte? Ci sono risposte che possono dare i fisici e i geologi, ma non ci bastano. Cerchiamo risposte più profonde. Tra le tante voglio soffermarmi su una: perché emerga nei nostri cuori, nella nostra considerazione, ciò che è essenziale, ciò che non passa, che resta sempre, che ci apre al futuro.
Ciò che è essenziale sono la fede e la carità. La fede: cioè la capacità di guardare ciò che accade non con gli occhi del mondo, ma con gli occhi di Dio. Di vedere in ciò che accade una occasione per convertirci a lui, per uscire dallegoismo, dalle rivalità, dagli odi, e aprirci alla carità. E infatti il terremoto ha aperto una gara di carità, di aiuto, di sostegno reciproco. Dal male, che non è cancellato magicamente, è venuto un bene.
Oggi è la festa dellAscensione. Essa custodisce un grande insegnamento proprio per questa giornata e questa occasione. LAscensione è un avvenimento centrale nella storia di Gesù, nella storia di Dio con luomo. È iniziato in modo definitivo il mondo nuovo. Gesù è tornato da dove era partito, dal Padre. Lo aveva preannunciato più volte lungo la sua predicazione nella vita terrena. Ma non è tornato come era partito.
È tornato con il suo corpo umano, risuscitato, trasfigurato, ma non dissolto. Il Gesù che è tornato nel seno del Padre, che regna accanto al Padre, è lo stesso Gesù che è vissuto sulla terra, uomo tra gli uomini. È tornato primo tra noi. Là è la nostra casa definitiva, che si inaugura e si apre sulla terra per compiersi oltre il tempo. Non habemus hic manentem civitatem (Eb 13,14). Non è qui, eppure nasce qui. Ciò che nasce qui è la comunione tra noi, è lamore per Dio e per i fratelli, sono i nostri tentativi di costruire qualcosa che rimanga attraverso le nostre doti, vocazioni, attitudini. Nonostante il terremoto anzi, se esso ci aiuta a convertirci, proprio attraverso il terremoto nulla va perduto, tutto ritroveremo e ci verrà consegnato in modo nuovo e trasformato.
Amen.
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