Omelia nella solenne Veglia Pasquale
- Reggio Emilia, Cattedrale
30.03.2013
Cari fratelli e sorelle,
se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più. La morte non ha più potere su di lui (Rom 6,9). Queste parole di san Paolo ai cristiani di Roma che abbiamo appena ascoltato, illuminano il momento che stiamo vivendo, illuminano questa notte di resurrezione, i battesimi che tra poco celebreremo, la nostra stessa vita nella sua continua ricerca di salvezza, di pace, di comunione.
Cominciamo la nostra riflessione proprio dai battesimi di questa notte. Che cosa ci insegnano? Che cosa ci mostrano? Essi, in modo evidente ci insegnano che Cristo è vivo. Proprio ciò che ha detto san Paolo risorto dai morti non muore più. Del fatto che egli sia vivo abbiamo concreta testimonianza nella vita di questi nostri amici che durante questa notte santa ricevono il santo battesimo. Hanno incontrato dei cristiani. Talvolta il fidanzato o la fidanzata, oppure un amico. Sono rimasti affascinanti dalla loro vita, hanno capito che questa loro esistenza non si spiegava soltanto con un cuore buono o una mente più generosa, ma che aveva alla sua origine lopera di Dio manifestatasi nel Figlio Gesù Cristo.
Gesù Cristo è vivo, dicono a noi questi nostri fratelli.
Allora perché in tanti momenti della nostra vita non assaporiamo questa certezza, ci sembra che tutto decada nellombra, nella morte, nella fatica, nella delusione?
Abbiamo visto nei vangeli della resurrezione che la fede è un cammino, un itinerario che deve continuamente attraversare e superare lesperienza dellincredulità. Quando le donne, che per prime sono accorse al sepolcro, corrono dagli apostoli per raccontare le parole dellangelo non è qui, è risorto (Lc 24,6) gli apostoli che pure avevano ascoltato la profezia della resurrezione dalle parole stesse di Gesù, si mostrano increduli. Solo Pietro corse al sepolcro. Quando Pietro e Giovanni corrono a loro volta al sepolcro e vedono ciò che le donne avevano visto prima di loro, finalmente cominciarono a credere. Infatti, dice levangelista Giovanni, non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti (Gv 20,9).
Anche noi in questo anno della fede siamo chiamati a ripercorrere litinerario che hanno compiuto gli apostoli e le donne, che hanno compiuto milioni e milioni di persone, permettendo così anche a noi di diventare cristiani. Ogni giorno siamo chiamati a ritrovare i segni della resurrezione di Gesù che opera generando negli uomini fede, carità e speranza. Là dove nelluomo maturano queste virtù, che sono opera di Dio e di Dio soltanto, la persona viene sottratta alla corruzione della morte e inizia un percorso di comunione con Dio e con gli uomini, di pace, di gioia, che è linizio anticipato della vita futura. Anche se dobbiamo passare attraverso dolori, fatiche e infine la morte, sappiamo che in queste esperienze dolorose la vita non ci è tolta, ma semplicemente veniamo trasformati e resi sempre più simili al corpo di luce di Gesù risorto.
La resurrezione di Gesù non è unillusione, la sua veridicità storica è documentata dagli uomini e dalle donne di che vivono di lui e che vivono per lui, che donano la propria vita generosamente, per la nascita, la crescita e leducazione dei figli, per la testimonianza di Cristo nel lavoro, nella fedeltà coniugale, nelle opere di misericordia spirituali e corporali, nella preghiera, nellattesa fiduciosa del ritorno del Signore.
Cari fratelli e sorelle, rinnovando ora la grazia del nostro battesimo assieme a questi nostri fratelli che tra poco rinasceranno dallacqua e dallo Spirito, vi auguro di sperimentare nella vostra vita la luce e la pace che promanano dalla resurrezione del Signore vivo e operante in mezzo a noi.
Buona Pasqua a tutti!
Amen.
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