Omelia nella santa Messa per l’ingresso del parroco, don Paolo Bizzocchi, Praticello – Gattatico – Olmo – Taneto – Nocetolo
- Praticello, Parrocchia di san Matteo apostolo ed evangelista
06.09.2013
Cari fratelli e sorelle,
oggi è una giornata importante per le vostre comunità. Il Signore vi dona un nuovo padre, don Paolo, come segno della sua fedeltà e della sua misericordia. Buono è il Signore – abbiamo cantato nel Salmo – il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione (Sal 99,5)!
Il prezioso lavoro fatto da don Roberto e don Bruno, che vi hanno guidato sinora, vi sarà di aiuto nell’aprirvi alla vita nuova che oggi iniziate. Colgo l’occasione per esprimere tutta la mia gratitudine e il mio affetto per loro. Il Signore li ricompensi per la dedizione con cui hanno vissuto il loro ministero e li riempia della sua consolazione, della sua gioia e della sua pace.
Dio non ci abbandona. L’arrivo di un nuovo parroco è per una comunità un’occasione privilegiata per entrare nella novità che sempre contraddistingue l’opera che Dio compie in noi e attorno a noi. Egli ci costringe a domandarci: “Che cosa è essenziale nella mia vita di fede? Cosa dice al mio cammino questo nuovo inizio? Chi conduce la mia vita? E dove vuole portarmi?”.
In queste domande risuona sempre la parola “mio”: la “mia” fede, il “mio” cammino, la “mia” vita. Ed è giusto che sia così. Dio ha iniziato con ciascuno di noi una storia particolare, personale. A ognuno ha fatto una promessa di pienezza e fecondità. La stessa cosa possiamo dire anche per ogni nostra comunità di appartenenza: ogni nostro paese ha la sua storia, le sue tradizioni, la sua vita di fede. Ad ogni parrocchia sono legati i ricordi degli eventi più importanti della nostra vita. Tutto questo rappresenta una ricchezza che va rispettata e custodita il più possibile.
Ma Dio, parlando al cuore di ognuno, vuole contemporaneamente dire una parola a tutti. Egli compie la sua opera attorno a noi coinvolgendo altri e dolcemente ci obbliga a sollevare lo sguardo dagli orizzonti in cui viviamo.
Oggi Dio chiede alle vostre persone di compiere un passo importante nel cammino di fede: il passaggio dall’io al noi. È un passaggio fondamentale nella vita cristiana. L’incontro con Gesù, accaduto in un luogo particolare, che per molti di voi è stato la parrocchia, ci spalanca ad orizzonti più vasti, ci rende fratelli, ci spinge ad andare incontro agli altri, innanzitutto ai più vicini.
Seguiamo l’invito del Papa che ci esorta continuamente a uscire dalle nostre comunità non certo per lasciarle, ma per camminare con i nostri fratelli verso gli uomini e le donne che ancora non conoscono Cristo.
Entriamo così nel cuore del cristianesimo, nell’imitazione somma della vita di Cristo che dal seno della Trinità è venuto incontro a noi per renderci partecipi della gioia che viveva col Padre e con lo Spirito Santo. Solo nella comunione con gli altri troviamo il compimento della nostra persona! Le esperienze positive di ogni parrocchia non sono dunque da mettere tra parentesi. All’opposto esse ci spingono ad andare incontro agli altri per comunicare loro la nostra fede, speranza e carità.
Cari fratelli e sorelle, non chiudo gli occhi di fronte alle difficoltà. Non sto dicendo che è bello avere solo un sacerdote per cinque parrocchie. La diminuzione del numero dei preti in Diocesi ci costringe ad un innegabile sacrificio. Dio voglia che, grazie anche alle vostre preghiere, in futuro le vocazioni sacerdotali possano aumentare. Ma intanto dobbiamo fare i conti con la realtà, con fiducia, nella certezza di quanto affermavo prima: se Dio ha permesso questa situazione, evidentemente vuole insegnarci qualcosa. Vuol dire una parola alle nostre vite e alla vita delle nostre parrocchie. Nessun sacrificio che Dio chiede rimane senza frutto quando è accettato nella fede. E il frutto più grande che oggi, assieme a voi, voglio implorare dal Signore è proprio la comunione, la gioia della comunione tra voi e con Dio. È questo il vino nuovo di cui parla il vangelo che abbiamo ascoltato. Nessuno versa vino nuovo in otri vecchi – ci ha ricordato Gesù – altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti (Lc 5,37). Il vino nuovo che il Signore vuole donarci ha bisogno di otri nuovi per essere accolto, ha bisogno della nostra disponibilità alla conversione. Il segno distintivo del cristiano, infatti, è proprio la disponibilità a Dio, l’eternamente giovane, che sempre ci costringe a tornare giovani. Come faremo, d’altra parte, ad andare verso le periferie di cui parla Papa Francesco se facciamo fatica anche solo ad accogliere i fratelli della parrocchia accanto?
Sono fiducioso che, assieme a don Paolo, troverete le strade perché si manifesti la vostra comunione, che nasce nel battesimo. Ho scelto per voi uno dei migliori sacerdoti della nostra Diocesi, giovane, con tanta esperienza nella guida delle persone. Non a caso è il padre spirituale del nostro seminario. Certamente da solo non potrà fare molto. Dovrete aiutarlo. Accompagnatelo con la vostra amicizia, il vostro lavoro e il vostro consiglio. A lui spetta innanzitutto amministrare i sacramenti, educarvi nella fede e guidare la vostra comunità. Alla fantasia della vostra carità trovare le strade per coadiuvarlo e diffondere, sotto la sua guida, il buon profumo di Cristo, che è la concordia e la stima reciproca.
La povertà numerica di sacerdoti aiuti tanti laici a scoprire la bellezza del proprio battesimo, fonte della testimonianza e della corresponsabilità nella Chiesa.
Prego per voi, per le vostre famiglie, per i vostri bambini, soprattutto per gli ammalati e coloro che oggi non sono qui con noi. Prego perché la vostra esperienza diventi una luce a cui l’intera Diocesi possa guardare.
Amen.
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