Omelia nella Messa della vigilia di Pentecoste Ordinazione presbiterale di don Andrea Cristalli
- Reggio Emilia, Cattedrale
18.05.2013
Cari fratelli e sorelle,
siamo qui radunati, nella Solennità di Pentecoste, per invocare assieme il dono dello Spirito Santo sulla nostra Chiesa diocesana e su tutta la Chiesa, anzi su tutti gli uomini del mondo.
Lo Spirito Santo è il dono definitivo che Dio fa di sé agli uomini. Dopo averci mandato suo Figlio, ora ci manda lo Spirito. Esiste un legame profondo tra questi due doni. Attraverso lo Spirito che Gesù aveva promesso già durante la vita terrena, soprattutto nei giorni della passione (cfr. Gv 7, 39; 14,17.26; 15,26; 16,13), lo Spirito che ha donato dalla croce emisit Spiritum (Gv 19,30) e infine effuso sopra gli apostoli riuniti nel cenacolo la sera stessa della resurrezione (cfr. Gv 20,22), noi possiamo finalmente conoscere in modo vero chi è Gesù, anzi possiamo diventare una sola cosa con lui, essere assimilati alla sua persona e alla sua missione. Il giorno di Pentecoste, cinquanta giorni dopo la resurrezione, lo Spirito come lingue di fuoco scende ancora su Maria e gli Apostoli radunati nel cenacolo (cfr. At 2,3-4) e rimane in modo definitivo in loro, come energia divina che fonda lunità della Chiesa e la spinge ad evangelizzare tutto il mondo. Già nello stesso giorno di Pentecoste, membri di popoli diversi entrano nella Chiesa, lingue differenti risuonano nellassemblea (cfr. At 2, 5ss). Possiamo così già pregustare il destino universale della Chiesa cattolica.
Lo Spirito è stato preannunciato e poi effuso più volte, come abbiamo visto, quasi in gradazioni successive, e poi in modo definitivo. Così, in modo analogo, accade anche nella vita cristiana. Una prima effusione dello Spirito avviene nel battesimo. NellEucarestia, pane e vino consacrati per opera dello Spirito, si realizza unaltra manifestazione della terza Persona della Trinità. Nellunzione crismale veniamo resi testimoni di Cristo, cristiani adulti. Oggi, in questo giorno di Pentecoste, parteciperemo a un nuovo dono dello Spirito, al dono del sacerdozio ordinato. Ogni sacramento è una manifestazione dello Spirito. E il sacerdozio lo è in modo particolare. Nella preghiera di ordinazione tra poco invocherò lo Spirito Santo: «Dona o Padre a questo tuo figlio la dignità del presbiterato. Rinnova in lui leffusione del tuo Spirito di santità
».
Saluto perciò con particolare affetto il nostro giovane diacono Andrea Cristalli che ora ordinerò sacerdote. Saluto i suoi genitori, parenti ed amici, il suo parroco e tutti i sacerdoti che lo hanno accompagnato in questi anni, don Vasco Rosselli, don Gabriele Valli, don Corrado Botti e don Evandro Gherardi. Una vocazione è sempre debitrice di molti incontri e di un lungo cammino di conversione, di molto lavoro. La mia gratitudine va perciò anche al rettore del seminario, al vicerettore, al padre spirituale, agli insegnanti del corso filosofico-teologico e a quanti hanno partecipato alleducazione di questo giovane.
Nel grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, grida: se qualcuno ha sete, venga a me (cfr. Gv 7,37). Allorigine di ogni vocazione, e in particolare della vocazione sacerdotale, cè una sete. Sete di Dio, sete, cioè, di verità, di bellezza, di giustizia, di bene. Ti auguro don Andrea che questa sete rimanga sempre viva in te e sia essa lalimento continuo della tua giornata. Solo se avrai sete andrai da lui. Benedetta sia dunque la sete! Essa ti spingerà a cercare il volto di Cristo, rivelazione del Padre, in ogni persona, in ogni angolo della natura, in ogni espressione autentica delluomo. Cercalo soprattutto nella Scrittura, nellEucarestia, nei cuori a loro volta pieni di attesa e di bisogno. Beva chi crede in me (cfr. Gv 7, 37-38). La fede è proprio bere da Cristo, imparare da lui, seguirlo nei suoi passi, cercarlo nei misteri della sua vita, mettere a disposizione del suo regno tutte le nostre energie, tutte le nostre doti, la nostra limitata e povera umanità, fragile, che diventa però gloriosa e benedetta proprio nel momento in cui si pone a servizio della sua presenza nel mondo. Fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo grembo (Gv 7, 38). Come vorrei, caro don Andrea, che queste parole esprimessero la realtà di tutta la tua vita futura! Se ti alimenterai continuamente a Cristo, fiumi di acqua viva sgorgheranno da te. Sarà acqua viva e non morta, perché non dirai parole inventate da te, non farai azioni suggerite soltanto da una estrosità del momento, non condurrai gli uomini nel cerchio della tua persona, ma dirai le parole di Gesù, quelle che nascono dalla sua sapienza, compirai le azioni imparate da lui, dalla sua carità, condurrai a lui gli uomini e le donne che verranno da te. Proprio per questo essi ti saranno sempre riconoscenti, ti vorranno bene, si stringeranno attorno a te come al loro pastore e formeranno un solo popolo che ha un solo cuore e una sola anima.
È di questa comunione, ne sono sempre più convinto, che ha bisogno la nostra Chiesa diocesana, comunione viva, virile, sacrificata, tra sacerdoti, tra sacerdoti e diaconi, comunione vissuta tra i sacerdoti, i diaconi e le persone a loro affidate. Comunione che sa riconoscere i doni di ciascuno, che non vuole fare dei laici dei piccoli preti e che sa riconoscere il posto di ognuno stabilito da Cristo dentro la Chiesa.
Il Signore ci conceda di riconoscere le difficoltà reciproche, di accettarle umilmente. Ci doni di imparare la correzione, ci doni di perdonare e di camminare assieme. Ed ora preghiamo perché lo Spirito Santo scenda abbondantemente su don Andrea e riempia dei sette doni la sua persona.
Amen.