Intervento alla presentazione del libro di Aldo Cazzullo: L’Italia s’è ridesta
Reggio Emilia, 29 gennaio 2013 Teatro Valli Sala degli specchi
29.01.2013
Permettetemi di cominciare con una annotazione personale. Aldo Cazzullo è per me innanzitutto un amico, che ho imparato a conoscere dal nostro primo incontro, nel 2005, ad oggi. Lamicizia nasce perlopiù in persone che si attraggono per la loro diversità. Luno vede nellaltro qualcosa che a lui manca. Può darsi che sia così anche nel mio rapporto con Aldo. Ma io penso, invece, che ciò che ci ha uniti in questi anni, pur nelle differenze che non voglio nascondere, è una profonda somiglianza di sguardo sulle cose.
Io non amo gli estremismi. Dio non sta negli angoli. E amo cercare il positivo in ogni persona che incontro. Senza, naturalmente, cadere in una ingenuità dannosa o in uno stupido buonismo. Queste mi sono sembrate le caratteristiche di Aldo, o almeno due tra le più rilevanti della sua personalità, che me lo hanno fatto apprezzare e sentire vicino. Queste sono anche le impressioni più rilevanti che ho tratto dalla lettura de LItalia sè ridesta. Se apriamo qualsiasi giornale, soprattutto se seguiamo i telegiornali o i siti di Internet, ci prende una stretta al cuore: sembra che nella vita tutto, o quasi tutto, sia male, sia dramma, sia trasgressione, crisi, rivalità. Difficilmente siamo aiutati a vedere qualcosa di positivo, a sperare, a riconoscere il valore dellaltro o anche di noi stessi. Leggendo questo libro si avverte unaltra atmosfera. Senza dirci che tutto va bene, ci invita a guardare le grandi possibilità che stanno dentro la storia e la vita degli italiani, la realtà delle loro città, senza nascondere ciò che non va: i fallimenti, i buchi, le arretratezze.
Aldo ha recensito molti miei libri sul Corriere della sera. Lo ritengo un onore e un privilegio. Oggi parlo io di un suo libro e lo faccio in questa nuova veste che la Chiesa mi ha donato, come vescovo di questa città e di questa Diocesi, come guida e soprattutto padre di un popolo che è una parte importante di questa Italia. Lo è storicamente, artisticamente, culturalmente politicamente e religiosamente. Vorrei ricordare alcuni nomi: Ludovico Ariosto, Matteo Maria Boiardo, Lazzaro Spallanzani, Romolo Valli; Nilde Iotti, Giuseppe Dossetti, Meuccio Ruini. I Cardinali Mercati, Pignedoli, Ruini.
Vorrei tentare una definizione: il libro di Aldo è il libro di un innamorato. Della bellezza della natura e della cultura dItalia. Natura e cultura sono i due tesori del nostro Paese. Due tesori spesso calpestati.
Natura
Lecologia è entrata da qualche decennio nel nostro vocabolario, anche in quello della Chiesa, soprattutto ad opera di Papa Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. È un capitolo importante della dottrina sociale della Chiesa. Un mio recente viaggio in Sicilia, la terra di mio nonno, mi ha dato una conferma definitiva della stretta al cuore che provo molte volte nei miei viaggiin Italia, soprattutto, ma non esclusivamente, nel Sud. Lurbanizzazione esasperata e disordinata, la costruzione di case sui greti dei fiumi, sulle colline, ha distrutto paesaggi, ha reso permeabili alle frane interi territori, ha ucciso nei cuori di tante persone limmagine di bellezza e di vivibilità che hanno reso grande e attraente lItalia lungo i secoli. Leducazione al rispetto della natura è dunque un tema fondamentale dellopera educativa oggi e cammina assieme con leducazione alla bellezza. Se noi vogliamo accompagnare i giovani nel loro cammino verso la scoperta della verità, cioè delle ragioni per vivere, dobbiamo educarli alla bellezza. Se vogliamo aiutarli a vivere la lotta della vita, a mettere su famiglia, a desiderare di avere figli e farli crescere, se, insomma, vogliamo dare loro le ragioni per lavorare e per studiare dobbiamo educarli alla bellezza. Educarli allo stupore di fronte a una montagna, al mare, alla campagna, ma anche di fronte a un quadro, a una poesia, a una bella fotografia, a un bel volto, a una grande musica, a una bella canzone. Come vedete natura e cultura si intrecciano.
Bellezza non è soltanto ciò che ho raccontato. Bellezza è anche il rispetto degli altri, della sacralità dellaltro, della sua vita, anche quando è malato, anche quando è vicino alla fine, anche quando ci sembra che la sua esistenza abbia perso ogni valore. Bellezza è rispetto del nome dellaltro, della sua fama. Bellezza è amore. Queste mie parole possono essere prese come le parole di un sognatore. In realtà esse riguardano profondamente la mia missione di vescovo. Cristo è stato definito dal Salmo il più bello tra i figli delluomo (cfr. Ps 44,3) e la storia dellarte, dalle catacombe alle icone, a Masaccio, al Beato Angelico, a Michelangelo,
ci porta la grande lotta per il volto, per la rappresentabilità del volto di Dio che la Chiesa ha combattuto. Cristo, nelle parole del profeta Isaia, ci viene presentato anche come colui che non ha nessuna bellezza, che non suscita nessuna attrattiva (cfr. Is 53,2). Sappiamo che egli verrà sputacchiato, il suo volto si riempirà di sangue e di ferite. Entriamo così in una realtà più alta della bellezza, che respinge da sé ogni estetismo e ci fa vedere il vertice della creazione in ogni uomo, bello o brutto che sia esteriormente, povero o ricco, famoso o sconosciuto. Una esperienza dellumano che si raccoglie nelle beatitudini: beati i poveri in spirito perché di essi è il regno (cfr. Mt 5,3). Quando la Chiesa parla delluomo, non vuole parlare semplicemente di se stessa. Vorrebbe (altra cosa è se ci riesce) indicare il bene di ogni uomo. Quando parla e agisce per difendere la vita nel seno della madre, quando combatte contro leutanasia, quando difende il matrimonio tra luomo e la donna, non vuole fare una battaglia di parte, sostenere le idee di taluni. Si espone coraggiosamente non per un potere, ma perché le sembra che ci sia in campo qualcosa di decisivo per la nostra stessa umana convivenza. Dobbiamo imparare ad ascoltarci reciprocamente di più, a far comprendere le nostre ragioni e a cercare di entrare in quelle degli altri, laddove almeno è possibile.
Cultura
Quando ho fatto il mio ingresso a Reggio Emilia, il 16 dicembre scorso, subito dopo la Messa in Cattedrale sono andato a san Prospero, dove si erano radunate circa 700 persone che non avevano trovato posto in Duomo. Non sapevo nulla di quella Basilica. Entrando sono rimasto abbagliato dalla bellezza della chiesa. Non sentivo gli applausi della gente, ma guardavo in avanti gli affreschi meravigliosi dellabside. È un giudizio universale, con la resurrezione dei morti, lInferno e il Paradiso di Camillo Procaccini. Sempre il Procaccini è lautore della volta della cappella maggiore dove sono raffigurate la prudenza, la carità, lumiltà e la temperanza. Alcuni giorni dopo, tornando a visitare la Basilica, oltre al suo stupefacente tesoro, ricco di ori e di argenti, avreivisto lantico coro quattrocentesco completamente intarsiato. Erano passate poco più di tre ore dalla mia visita alla Basilica della Ghiara che vorrei definire la cappella sistina di Reggio Emilia con gli affreschi di Luca Ferrari, dello Spada e di altri grandi pittori. Sono due esempi di ciò che possiamo trovare in decine e forse centinaia di città italiane. Nella mia diocesi circa 300 chiese sono chiuse. Certo, non hanno tutte limportanza di san Prospero e della Ghiara. Mancano i preti. Manca chi tenga comunque aperti quei luoghi di preghiera, ma anche di incontro e di umanizzazione. Molto è stato fatto per restaurare ciò che di più artisticamente valido vi è nella nostra provincia. La Chiesa è stata aiutata economicamente, ma non pretende di fare una battaglia per se stessa, per il proprio potere: larte, la possibilità di silenzio e di preghiera che cè nelle nostre chiese, trasforma il livello di coscienza, di convivenza e di speranza delle nostre popolazioni.
Cultura è soprattutto scuola. Nella nostra diocesi molto si sta facendo per leducazione dei più piccoli. A questo proposito confido che gli asili possano trovare sempre un aiuto non solo nella popolazione delle parrocchie o nelliniziativa di molti privati, ma anche nelle autorità pubbliche. Si tratta del futuro della nostra popolazione.
In questa terra si sono incontrate e hanno convissuto due tradizioni o come diceva Montanelli due Chiese: quella socialista e quella cattolica. Le storie si sono intrecciate. Sono nate anche rivalità, odi, negli anni terribili della guerra e dellimmediato dopoguerra ci sono stati delitti. Non penso che si debba dimenticare. Si deve però perdonare e ricominciare. La storia oggi è profondamente mutata, ma non penso che per nessuno sia un bene la perdita di un senso di appartenenza. Dalla fede della nostra gente, vissuta con gioia, con pacatezza, nella fatica del lavoro dei campi e delle officine è nata una grande storia e questa storia ha partecipato alla grandezza dellItalia. Nel libro di Cazzullo ho trovato un innamorato della gente italiana, della creatività e genialità italiana, dei mille comuni, delle mille vicende intrecciate che sono i diversi colori di ununica nazione. In un tempo così tendente alla depressione fa bene trovare pagine come queste.
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