Il testo della breve omelia che il vescovo Camisasca ha tenuto in Cattedrale la mattina del 28 marzo 2021 per entrare nella Settimana Santa.
Cari fratelli e sorelle,
ogni anno nel ripresentarsi di questa celebrazione della domenica di Passione, è in me viva la preoccupazione di non coprire con le mie parole ciò che sta avvenendo davanti ai nostri occhi. Dobbiamo guardare il nostro presente alla luce della passione di Cristo, in continuità con essa. Trarre dalla passione di Cristo il significato del nostro presente.
Stiamo attenti a non intraprendere un percorso falso, ad assolutizzare il nostro presente come se esso fosse capace di manifestare da solo il suo valore, vedendo nella passione di Cristo tuttalpiù una metafora di ciò che sta accadendo ora. La passione di nostro Signore non è una fiaba o un mito utile soltanto per svelarci gli archetipi della storia dell’uomo. Essa, al contrario, è una realtà, la somma realtà: il Verbo di Dio si fa uomo, in obbedienza al Padre, per rivelare a tutti che Dio vuole la pienezza di vita per ciascuno. Gesù dona se stesso e per questo riceve dal Padre la vita piena a cui tutti siamo chiamati e destinati.
Leggere il nostro presente come proseguimento e compimento della passione di Cristo non è qualcosa di estraneo al pensiero cristiano. Così per esempio hanno fatto i Padri leggendo le vicende degli imperi del loro tempo. Così, prima ancora dei Padri, fa san Paolo nelle sue lettere. Così ha fatto Gesù parlando dei segni dei tempi.
Nella pandemia possiamo vedere uno degli effetti della morte, entrata nel mondo con il peccato, con la disobbedienza dell’uomo a Dio (cfr. Rom 5). Laddove c’è peccato, c’è sofferenza, divisione, e infine morte. Ma Cristo ha preso su di sé tutto il nostro male. Lo ha vinto e distrutto nella sua obbedienza. Lo ha capovolto nel suo significato. Se al di fuori di Cristo il male è distruzione, in Cristo la croce – sommo male – diventa sommo bene, l’inizio della vita nuova, un evento di riconciliazione e di pace. Attraverso la purificazione che la sofferenza sempre comporta, siamo condotti a riconoscere ciò che è essenziale: la vita che non finisce, il perdono di Dio e dei fratelli, la comunione donata nel battesimo come inizio di una riconciliazione che riguarda tutto l’universo.
In questa settimana santa, negli eventi reali che rivivremo, ci è offerto da contemplare il mistero che muove tutta la storia, che attrae, purifica, e svela l’amore del Padre.
Esso si è manifestato definitivamente nella croce, asse portante della vita personale e cosmica, e si è realizzato nella resurrezione. La vita donata da Cristo al Padre nella sua morte gli è stata interamente restituita nell’evento della sua nascita definitiva. La resurrezione è proprio un dies natalis, è il giorno della nascita di Cristo, non più solo, ma con tutti coloro che giorno dopo giorno porta con sé nella vita nuova al Padre.
Addentriamoci, perciò, con attenzione, raccoglimento e adorazione a vivere l’inizio della nostra salvezza, che contiene già in sé la realizzazione intera delle promesse che riguardano il Figlio e tutti noi.
Amen.
+ Massimo Camisasca