Nei giorni scorsi alcuni media locali hanno pubblicato la lettera indirizzata al vescovo Massimo
Camisasca da diversi firmatari, tra cui alcuni sacerdoti e diaconi, sul possibile intervento edilizio
previsto a sud del centro commerciale Le Querce a Reggio Emilia, nell’area cosiddetta Ta7.
Pubblichiamo di seguito il testo integrale della lettera, incresciosamente recapitata al Vescovo solo
dopo la pubblicazione su tv e giornali, con la risposta redatta da monsignor Camisasca.
La lettera al Vescovo
Reggio Emilia 1 febbraio 2021
A Mons. Massimo Camisasca
E, p.c. Consiglio Presbiterale
Consiglio Episcopale
Eccellenza,
Noi siamo cittadini e rappresentanti di associazioni reggiane attenti e sensibili all’insegnamento di Papa Francesco in campo socio-ambientale, culturale e spirituale e altresì preoccupati per la piega che a livello locale ha preso, da tempo, la gestione del territorio.
Recentemente dall’Assemblea di Assisi “The Economy of Francesco” sono arrivate ulteriori spinte orientate ad una “differente narrazione economica”, fino a considerare “insostenibile, da diversi punti di vista, l’attuale situazione mondiale” e, come già scritto nella Laudato Sì (n.49), a sentire come interdipendente il grido della terra e quello dei poveri, la spogliazione della terra e quella dei suoi figli, che “non possono vivere sani in un mondo malato”…
Il suo recente volume “Abita la terra e vivi con fede” ci è sembrato condividere la stessa lettura della realtà, auspicare la stessa conversione socio-economica e ambientale, proporre stili di vita alternativi.
Per contro, è stata una pesante doccia fredda sentire che la Diocesi di Reggio Emilia ha investito, e ha ogni intenzione di attuare, in un progetto di sviluppo edile su un’area tuttora coltivata a sud di Reggio Emilia.
Al riguardo ci ha colpito la ferma risposta della Curia, attraverso il comunicato stampa dell’economo diocesano dott. Gian Pietro Menozzi, all’appello pre-natalizio lanciato dagli ambientalisti di Reggio Città Aperta “Monsignore, fermi la distruzione di quell’area…”.
In tale comunicato si afferma, tra l’altro, che “La Diocesi non ha alcuna intenzione di perseguire finalità speculative a danno della collettività. Vuole tuttavia preservare la sua proprietà e soprattutto non danneggiare i comproprietari che in quell’area hanno investito i risparmi di una vita …”
Ci permettiamo alcune osservazioni:
1. Il progetto, secondo la variante al precedente Piano Regolatore Generale relativa all’area di trasformazione Ta-7, prevede la costruzione di settemila metri quadrati di edilizia residenziale e commerciale, per un totale di 87 appartamenti e un nuovo punto vendita. Nel progetto è previsto anche un parcheggio da 250 posti auto. L’area è divisa fra una dozzina di proprietari, sebbene il 70% per cento appartenga alla società Acquario, cui partecipa anche la Diocesi di Reggio Emilia. Se non c’è un contratto che definisce un modesto guadagno in anticipo, l’investimento non può che essere speculativo.
2. In genere, questo tipo di investimenti in un compendio immobiliare è riservato ad investitori qualificati, proprio a causa della sua rischiosità. In particolare, il fatto che i proprietari dell’area abbiano effettuato un investimento inevitabilmente speculativo, non ci pare una ragione per continuare a “spogliare la terra”, coprendola di asfalto e di cemento.
3. Il tono del comunicato è desolante: non c’è una parola su eventuali benefici sociali/ecologici del progetto e non precisa il terreno totale che sarà devastato. L’Economo non specifica quali siano le revisioni proposte e se sono state accettate.
4. Infine, ma vorremmo scrivere in primis, si tratta di un progetto di cui Reggio Emilia non ha assolutamente bisogno e che collide con le indicazioni regionali e con le recenti strategie UE.
La priorità nel “Renovation wave for Europe” (Ondata di ristrutturazione per l’Europa) è il miglioramento degli edifici esistenti, e non la produzione di nuove costruzioni.
Inoltre, il cambio di destinazione dei suoli è una delle cause principali della perdita di biodiversità. Diventa imprescindibile riflettere attentamente prima di intraprendere delle nuove edificazioni: a quali necessità rispondono? Cosa apportano al quartiere ed alla collettività in termini di qualità, di servizi, di usi, di benefici e di opportunità?
In comune di Reggio Emilia sono stati cementificati molti ettari di terreno agricolo.
Tutti i programmi europei che si occupano di sviluppo urbano (URBACT, Eurocities, Urban Innovative action, …) supportano lo sviluppo di dinamiche di partecipazione e della co-progettazione dei progetti urbani assieme ai residenti ed ai rappresentanti della società civile, tecnici, settore privato ed amministratori pubblici. Un’esperienza, d’altronde, che Reggio Emilia ha già iniziato attraverso il progetto QUA – Quartiere bene comune.
La pandemia in corso ha rimarcato le disuguaglianze sociali e la necessità di pianificare le nostre città con una maggiore attenzione agli spazi comuni, alla natura e, più in generale, a generare spazi flessibili, capaci di rispondere a diversi bisogni e di adattarsi nel tempo a diversi usi.
5. La domanda che viene spontanea è: come può il Papa reiterare messaggi di cambiamento di rotta globale e integrale, denunciando l’economia e la finanza internazionale di irresponsabilità predatoria, il capitalismo di cinica massimizzazione dei profitti e l’intera società di “super-sviluppo dissipatore e consumistico che contrasta in modo inaccettabile con perduranti situazioni di miseria disumanizzante” (LS n109), mentre la struttura economica che sorregge la Chiesa, anche locale, continua a sfruttare le stesse vecchie logiche che inevitabilmente finiranno per spogliare la terra?…
Eccellenza, al termine di questa lettera ci permettiamo di ricordare alcuni testi delle due Commissioni episcopali CEI per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia e la pace, e per l’Ecumenismo e il dialogo.
Gli stessi titoli di recenti messaggi episcopali sono più che significativi:
2014: “Educare alla custodia del Creato per la salute dei nostri paesi e delle nostre città”.
2016: “Usiamo misericordia verso la nostra casa comune”.
2019: “Quante sono le tue opere, Signore! Coltivare la biodiversità.” (“Occorre conoscere il patrimonio dei nostri territori, riconoscerne il valore, promuoverne la custodia.” … )
2020: “Vivere in questo mondo con sobrietà, giustizia e pietà. Per nuovi stili di vita.” (“Siamo custodi, non padroni! Va cambiato il modo di vivere… Troppo spesso abbiamo pensato di essere padroni e abbiamo rovinato, distrutto, inquinato quell’armonia di viventi in cui siamo inseriti” “Occorre denunciare le contraddizioni al progetto di Dio sulla creazione… dare una svolta ai nostri atteggiamenti e abitudini non conformi all’ecosistema… far conoscere le buone pratiche di proposte eco-sostenibili e promuovere progetti sul territorio… ”).
Eccellenza, sappiamo che non è facile cambiare gli accordi, ma conosciamo anche la gravità di una scelta contraria allo stile di società e di Chiesa che tanti, come cittadini e molti anche come credenti, auspicano, condividendo l’etica sociale e spirituale di Papa Francesco e sentendosi interpreti, come Lui e con Lui, del grido della terra e dei poveri, sempre più impoveriti e abbandonati.
Con coraggio evangelico la Diocesi potrebbe invertire la rotta e dare una testimonianza coerente e profetica. Diversamente si esporrebbe allo scandalo della contro-testimonianza che mortificherebbe la sua identità e missione…
Se possono esserle utili, queste sono le nostre proposte alternative:
– un parco-spazio verde, magari dedicato alla “Laudato sì”, luogo educativo, laboratorio di ecologia/biodiversità, punto di aggregazione per adolescenti e giovani, in particolare, come antidoto in un contesto sociale che vede sempre più aumentare il disagio nella fascia giovani e giovanissimi…
– un’area per l’agricoltura rigenerativa a servizio del percorso formativo del vicino Istituto Zanelli, nel solco del fondamentale ruolo di questa scuola per lo sviluppo del comparto agroalimentare ed il sostegno all’azienda agricola familiare
– coltivare parte del terreno in oggetto creando opportunità lavorative soprattutto per giovani, aziende familiari, cooperative sociali e di comunità, CSA (Comunità che supporta l’agricoltura), utilizzando le possibilità di finanziamento esistenti a livello locale, regionale ed europeo.
Le assicuriamo, Eccellenza, tutta la nostra disponibilità per approfondire questa impegnativa problematica, restando a disposizione per un possibile, auspicabile prossimo incontro.
Data la portata dell’intervento per la città, provvederemo ad interpellare sull’argomento anche il Sindaco di Reggio e gli Assessori di riferimento.
AugurandoLe un anno di buona salute e di serenità per il suo ministero episcopale nella Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla la salutiamo cordialmente!
Lettera firmata
La risposta del Vescovo Massimo
Cari firmatari,
cittadini, rappresentanti di associazioni, diaconi e sacerdoti,
sono sinceramente contento della vostra attenzione all’insegnamento di Papa Francesco in campo ambientale, quale espresso nella Laudato Si’. È un testo che condivido interamente e che ritengo faro per il mio ministero, come ho scritto nel libro “Abita la terra e vivi con fede” e ho espresso nelle tante conferenze svolte su questo tema, di cui l’ultima a Casa Cervi. Mi stupisce, perciò, che tutto questo non sia stato tenuto presente nel cercare la verità in merito ai temi esposti nella vostra lettera, prima di accusare il vescovo e la sua curia. Il rispetto verso il creato include anche il rispetto verso le persone e le istituzioni.
Durante il mio ministero a Reggio Emilia, non ho mai intrapreso iniziative edilizie di nuove costruzioni. All’opposto ho, fin da principio, avviato un duro e faticoso processo di dismissioni degli immobili inutilizzati e di recupero dei beni della nostra Chiesa, mettendoli al servizio di tutti.
Pensiamo alla ristrutturazione del seminario, alla riqualificazione degli uffici di curia, ai lavori per la rinascita della biblioteca dei canonici, alla ristrutturazione del sagrato del Duomo e a molti altri lavori in agenda. Tutto si è sempre progettato e svolto con la massima attenzione al rispetto dell’ambiente e alla sostenibilità delle spese.
Ricordo che la Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla è ad oggi l’unica Diocesi socia di Fratello Sole che ha tra i suoi scopi l’attuazione pratica degli insegnamenti della Laudato Si’ e sta portando avanti rilevanti interventi di riqualificazione energetica. La nostra Diocesi è socia fondatrice del Centro Etica Ambientale di Parma. Abbiamo dato il via in collaborazione con il Parco Nazionale dell’Appennino ToscoEmiliano al recupero dell’Eremo di Bismantova.
Affermare che la Diocesi di Reggio Emilia – Guastalla abbia intenzione di attuare un progetto di sviluppo edile su un’area coltivata a sud di Reggio Emilia non corrisponde a verità. Non solo non vi è questa intenzione, ma non vi è nemmeno un atto che vada in questa direzione: non vi è un progetto, non vi è un tecnico incaricato e non vi è alcun iter amministrativo in tal senso.
Accusarci di ciò è ingiusto, irrispettoso, così come dare a tv e giornali una lettera prima ancora di recapitarla al diretto interessato. È un modo di agire che non condivido. Non nascondo la mia amarezza nel vedere tra i firmatari persone che conosco, che hanno il mio cellulare e che avrebbero potuto telefonarmi e chiarire subito la questione. Parlo, tra l’altro, di diaconi e sacerdoti.
Creare disinformazione è una colpa grave. Non ho mai rifiutato un confronto con nessuno. Proprio perciò chiedo rispetto per me e per le persone che lavorano per la nostra Chiesa con impegno e passione.
+ Massimo Camisasca
Reggio Emilia, 5 febbraio 2021