Cattedrale di Reggio Emilia, 5 aprile 2020
Fratelli e sorelle carissimi,
siete tutti qui presenti a questa celebrazione con le vostre intenzioni di preghiera e con il vostro intendimento di partecipare durante questa Settimana Santa alle vicende drammatiche e gloriose della vita di Gesù, del culmine della sua vita.
Non dobbiamo spendere molte parole. Dobbiamo piuttosto raccoglierci, chiudere le porte che introducono nel nostro cuore dispersione e paura. In questi giorni siamo stati chiusi in casa, ma ciò che dobbiamo sempre più profondamente chiudere fuori è la nostra lontananza da Gesù. Raccogliamoci perciò assieme ai nostri cari, partecipiamo con attenzione e devozione a questa Settimana che rappresenta il culmine della storia della salvezza.
Quelle di Gesù non sono sofferenze paragonabili alle nostre: la sua non è una condanna paragonabile ad altre condanne. La Pasqua di Cristo è soprattutto la manifestazione del volto di Dio, della sua infinita misericordia. Quella misericordia per cui Egli ha mandato suo Figlio e ha voluto che suo Figlio portasse su di sé il carico di tutto il nostro male, e lo buttasse nella fornace ardente della carità per poi emergere nella Resurrezione come uomo nuovo che vuole trascinare con sé tutti noi.
Partecipiamo dunque nel raccoglimento a questa Settimana, non lasciamoci distrarre. E così ne usciremo risorti, con una forza nuova capace di affrontare le difficoltà che certamente occuperanno i giorni che ci attendono. Imitiamo, fratelli carissimi, le folle di Gerusalemme che acclamavano Gesù Re e Signore e avviamoci in pace.