Pubblichiamo l’omelia pronunciata dal vescovo Massimo Camisasca mercoledì 25 marzo dalla cappella del Vescovado.
Cari fratelli e sorelle,
durante queste settimane abbiamo meditato più volte su un tema difficile: l’incontro fra la libertà di Dio e la libertà dell’uomo. Negli avvenimenti della storia, che ruolo ha Dio e qual è il ruolo dell’uomo? La liturgia di oggi, ripresentandoci la realtà dell’Annunciazione e dell’Incarnazione, ci offre una risposta a queste domande. Tale risposta non ci esonera dalla riflessione e dalla fede, ma ci porta nella giusta direzione.
Innanzitutto la “decisione” dell’Incarnazione è stata una decisione del Padre. È il Padre che ha chiesto al Figlio di farsi uomo. E il Figlio ha risposto sì. Ma questa decisione, per potersi attuare, aveva bisogno anche del sì di una donna. Dio avrebbe avuto tante altre possibilità, certamente: dal momento che ha creato l’uomo, avrebbe potuto ricreare da zero un uomo nuovo. Ma sarebbe stato giusto e buono? Si sarebbe trattato in fondo un’“altra” umanità. Il Padre invece voleva che il Figlio si incarnasse in questa umanità: nella nostra umanità sofferente, nell’umanità precaria, nell’umanità mortale di cui tutti noi siamo parte. Perciò il Figlio, per entrare nel mondo, doveva passare attraverso un’Incarnazione, una gestazione e una nascita che fosse in tutto identica alla nostra. L’incarnazione doveva quindi passare attraverso il sì di una donna.
Vediamo così che il sì del Figlio ha avuto bisogno per attuarsi del sì di una donna. E da allora in poi, in modo chiaro, sappiamo che il sì di Dio deve passare attraverso il sì degli uomini. In altre parole: non c’è decisione di Dio che non passi attraverso la libertà degli uomini.
È chiara la decisione di Dio in questo nostro tempo. Si tratta della stessa decisione che egli ha per ogni tempo. Sempre, attraverso ogni circostanza, egli vuole che tutti gli uomini giungano a salvezza (cf. 1Tim 2,4) e lo abbiano a conoscere. Questa è la vita eterna: che conoscano te e colui che hai mandato (cf. Gv 17,3). Ma anche in questo tempo, come in tutti i tempi, la decisione di Dio di stringere una nuova alleanza, o meglio di rafforzare, di rinnovare, di rinvigorire la sua alleanza con gli uomini, passa attraverso di noi. Siamo disposti ad accogliere l’invito della storia? Siamo disposti ad accogliere l’invito a conversione che Dio ci rivolge attraverso ciò che accade?
Una seconda riflessione a riguardo di questa festa. Dio si è fatto uomo e ha assunto in pieno la nostra umanità: perciò questa nostra umanità è entrata nella storia di Dio con l’uomo, è entrata nella Trinità. Dall’Ascensione in poi, l’umanità “fa parte” della Trinità. Noi già sediamo alla destra del Padre, in Lui. Ciò significa che non c’è evento della vita dell’uomo di cui Gesù non sia partecipe. Egli è qui, con noi. È con noi nelle sofferenze di questo tempo, nella generosità di molti di questo tempo; è con noi nelle esigenze di cambiamento di vita cui questo tempo ci obbliga; è con noi per aiutarci, guidarci, sostenerci, correggerci, amarci; per non farci sentire soli, per prenderci per mano. Per dirci soprattutto: nel disegno di Dio non vi è che bene e misericordia. Sei tu disposto ad accogliere il bene di questo tempo? Ecco la sfida che Dio rivolge alla nostra vita.
Noi sappiamo che nel tempo che ci è dato, il bene è sempre intrecciato col male: ricordiamo la parabola del grano e della zizzania (cf. Mt 13,24-30). Accettando la prova possiamo diventare più grandi, più consapevoli, avvicinarci a Dio. Attraverso la prova la nostra umanità può realizzarsi più a fondo, comprendere più chiaramente il disegno originario che Dio ha per noi. Questo ci rende più felici. Se noi invece passeremo questo tempo o cercando di farlo passare – e quindi annoiati, inconsapevoli – o peggio ancora recriminando, borbottando e urlando… Se noi non avremo il senso della solidarietà fraterna con coloro che soffrono e che donano la propria vita – quante vite donate! quante testimonianze di fede e di carità in questo tempo! – Se noi non avremo l’intelligenza di guardare a queste testimonianze di luce, allora questo tempo passerà invano, sarà un’occasione perduta. Se noi invece avremo la forza, il coraggio e la sapienza di cogliere l’invito che da Dio ci viene attraverso questo tempo, allora ne usciremo migliori, più capaci di bene, più consapevoli, più leggeri, più intelligenti della strada che conduce a Dio. Buona festa.